Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia.
L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo sulla vicenda di Piero Giacomelli.
Da giovedì 27 ottobre scorso Piero Giacomelli non è più arbitro. L’ex fischietto della sezione di Trieste è stato estromesso dall’AIA per aver perso il ricorso alla Corte del CONI. Ma cosa è successo? Facciamo un passo indietro.
Nell’estate del 2021 Giacomelli finisce, con Davide Massa, per la prima volta nelle maglie dei controlli incrociati ordinati da FIGC e AIA circa l’esattezza di alcuni rimborsi. I due, proprio per dubbi sui suddetti rimborsi, vengono sospesi. Pena accettata con patteggiamento da parte di entrambi, che vengono quindi successivamente reintegrati. Ma è solo l’inizio.
Il 2 febbraio 2022, Giacomelli viene sospeso nuovamente, per 14 mesi, ancora per la questione rimborsi (la cifra incriminata era di 70 euro). Da qui il ricorso all’AIA, con la commissione d’appello che riduce la sospensione a 13 mesi.
Nuovo ricorso, questa volta al CONI, il quale non può giudicare nel merito ma solo verificare che giuridicamente fossero state rispettate le regole. Il 1° luglio scorso, intanto, in attesa della fissazione della data al CONI, Giacomelli viene dismesso per aver accumulato più di 12 mesi di sospensione.
Arriva la prima udienza del CONI, il 29 luglio seguente: la Corte dà ragione a Giacomelli, sostenendo che la pena era decisamente sproporzionata, obbligando l’AIA a riformulare congruamente il giudizio.
Il 10 agosto quest’ultima convoca la commissione di disciplina che rivede il suo giudizio, riducendo la sospensione da 13 a 11 mesi. I quali, sommati ai 47 giorni già comminati nell’estate precedente, fanno superare a Giacomelli i 12 mesi di squalifica complessivi al di sopra della quale si viene dismessi per soli 17 giorni. Giacomelli si sente così preso in giro e, viste le richieste del CONI di rivedere il giudizio, decide di fare ulteriore ricorso sempre alla Corte.
Arriviamo così al 27 ottobre scorso. Nella nuova udienza, il CONI non accoglie l’ulteriore richiesta di annullamento, lasciando quindi Giacomelli escluso per sempre da incarichi nazionali (arbitro, var e dirigente in futuro) per soli 17 giorni di squalifica in più. Questa, infatti, terminerà il 6 gennaio del prossimo anno, ma avendo accumulato 12 mesi e 17 giorni di squalifica non potrà tornare in Serie A, ma eventualmente solo in gare provinciali o di settore giovanile.
Per 17 giorni e per un rimborso sbagliato di 70 euro Piero Giacomelli non potrà più arbitrare in Serie A. Ma la faccenda si chiude qui?
Niente affatto. L’AIA, infatti, rischia una causa da 1 milione e mezzo di euro, perché non mi stupirei se di fronte a questa situazione l’ex fischietto della sezione di Trieste procedesse con una richiesta che tra pagamenti in sospeso, potenziali guadagni futuri (Giacomelli aveva ancora 10 anni di carriera davanti, 5 anni da arbitro e altrettanti da VAR) ed eventuali danni si aggirerebbe intorno al milione e mezzo di euro, cifra più o meno attendibile considerando gli stipendi fissi e a gettone di ogni arbitro (dei quali abbiamo già parlato qui su Calcio e Finanza). Cifra non guadagnata e quindi persa dall’ex fischietto a causa della squalifica, da lui ritenuta ingiusta e sproporzionata.
Non voglio entrare in merito, anche perché conosco benissimo Piero Giacomelli e le sue qualità umane e non sarei quindi oggettivo nel dare giudizi.
Una cosa è però certa: Giacomelli non sarà più arbitro e l’AIA rischia di dover pagare più di un milione di risarcimento. A volte, anche solo 70 euro di rimborsi contestati possono fare una grande differenza.
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