Real Madrid parco a tema
Florenitno Perez (Photo by Eric Alonso/Getty Images)

L’incontro nella giornata di martedì fra Aleksander Čeferin (e dirigenti delle leghe nazionali, fra cui De Siervo e Friedkin per la Serie A), presidente della UEFA, e Bernd Reichart, amministratore delegato di A22 (società che porta avanti la proposta della Superlega), ha portato altra tensione fra i due schieramenti e sembra molto lontana una possibile intesa.

Fronte Superlega, la posizione aperta al dialogo non ha ancora fratto breccia nel muro alzato da UEFA ed ECA, ma sicuramente non sarà l’ultimo tentativo di trovare un’intesa. Indirettamente, lo conferma Florentino Perez, presidente del Real Madrid e uno dei maggiori fautori della proposta.

«Sto lavorando, come i miei predecessori e quelli ancora prima, per adeguarmi ai tempi che vivo – commenta Perez in una intervista rilasciata a Tuttosport – non possiamo consentire che i giovani amino sempre di meno il calcio perché le partite che offriamo sono meno attraenti e coinvolgenti. Non possiamo permetterlo, dobbiamo riflettere tutti insieme e dare ai giovani, che rappresentano il futuro, anche del calcio, quello che loro si aspettano da noi. Stiamo lavorando a questo e lotterò con tutta la mia forza perché il calcio non perda la sua posizione di privilegio e perché continui a essere il re degli sport in tutti i continenti»

Sul futuro del calcio: «Negli ultimi vent’anni è arrivata una nuova generazione e il mondo è cambiato, tutto è cambiato nelle nostre vite, il calcio quindi non può non adeguarsi. Il calcio è l’unico sport veramente universale e globale, non possiamo permettere che altri sport, che sono più organizzati e orientati al cambiamento e alla modernità, sfruttino questo per togliere al calcio questa situazione di privilegio.

Ma Perez non lavora solo a migliorare e a rendere ancora più attrattivo il calcio, infatti il suo Real Madrid campione d’Europa in carica e si sta giocando il primato in classifica nella Liga: «Mi inorgoglisce essere il presidente della istituzione sportiva più grande del mondo. E nello stesso tempo è una grande responsabilità perché devo essere all’altezza della circostanze e della storia. lo non devo tradire i tifosi, che vogliono vincere sempre, ma vogliono farlo con i nostri valori che sono sacrificio e rispetto dell’avversario, così come solidarietà. Abbiamo, infatti, anche una Fondazione Real Madrid che opera in tutti i continenti e abbiamo aperto 400 scuole sociali. Il legame con i nostri tifosi è qualcosa difficile da spiegare, ma è qualcosa che sperimentiamo in tutto il mondo e questa connessione con loro è un valore».

Un’ultima battuta sul nuovo Bernabeu e se cambierà nome in futuro, magari aggiungendo Perez: «Mai! Lo stadio si chiamerà Santiago Bernabeu per tutta la sua vita. È lui che ha creato tutto questo, noi siamo dei prosecutori della sua opera. È lui che nel 1947 ha avuto l’idea di costruire questo stadio, all’epoca un progetto ambiziosissimo, è stato lui il primo a far viaggiare la squadra in America quando sembrava una follia, tutto quello che siamo adesso lo dobbiamo a lui. E poi il nome dello stadio è ormai un “marchio”. | giovani magari non sanno chi è stato Bernabeu, ma dicono: ci vediamo al Bernabeu. Se vogliono posso dedicarmi il centro sportivo, ma lo stadio sarà sempre Santiago Bernabeu».

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