«È D’Onofrio che ha deciso la mia estromissione». Piero Giacomelli, ex arbitro prima sospeso e poi dismesso dalla Serie A per un’irregolarità nei rimborsi spese da 71,40 euro, è certo che il procuratore arbitrale Rosario D’Onofrio esercitasse un’influenza enorme nell’Aia, l’Associazione italiana arbitri.
La storia dell’ormai ex direttore di gara – che minaccia all’Aia una causa da 1,5 milioni di euro – è stata di recente raccontata da Calcio e Finanza, attraverso un contributo dell’ex arbitro Gianpaolo Calvarese, oggi imprenditore nell’azienda di famiglia e parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match di Champions trasmesso dal broadcaster in Italia.
«Negli ultimi due anni decideva, sotto le vesti di Procuratore dell’Aia, con i suoi provvedimenti, promozioni e dismissioni degli arbitri di Serie A e Serie B», ha detto Giacomelli parlando di D’Onofrio in un’intervista rilasciata a La Repubblica. «Per un mero errore formale, D’Onofrio ha spinto affinché per soli 17 giorni di squalifica, superassi i 12 mesi sufficienti a farmi uscire definitivamente dalla Serie A. In casi simili, per errori formali, la segreteria segnala prima le incongruenze per poterle correggere. Non potevo essere punito per il rendimento in campo e allora si è attaccato ai rimborsi. Lo ha fatto anche con altri come Pasqua, Massa, La Penna, Robilotta».
«Sono convinto che D’Onofrio fosse il braccio armato delle dismissioni. Il 22 aprile, durante una riunione dell’Aia, il vicepresidente Baglioni ha detto in aula che io sarei stato dismesso a fine stagione, ma la mia udienza era fissata solo a maggio. Poi, mentre aspettavo il giudizio del Coni, mi ha contestato un’altra violazione del codice etico per mancato aggiornamento dell’anagrafica. Ma è dal 1992 che all’Aia ho fornito i miei documenti di identità», ha aggiunto ancora Giacomelli.
Poi, parlando di Trentalange e Rocchi: «Diciamo che assecondavano le punizioni decise da D’Onofrio. Che entrava anche nella parte tecnica del designatore, quella relativa ai giudizi. Il guardalinee Avalos un anno fa ha prodotto un’intercettazione dove D’Onofrio gli diceva cosa fare e cosa non fare per scalare le classifiche di giudizio. L’arbitro La Penna sarebbe dovuto diventare internazionale al posto di un altro arbitro. Ma anche lui è stato accusato di rimborsi irregolari, squalificato, fatto fuori e poi reintegrato da D’Onofrio».
In chiusura, un pensiero sulle ragioni dietro il rapporto tra D’Onofrio e l’Aia: «Era il loro grimaldello politico. Comminando sanzioni indirizzava le carriere degli arbitri. Favorendo alcuni e punendone altri decideva a tavolino le classifiche di merito. Una dinamica che portata al tavolo politico per le elezioni delle cariche, poteva spostare i voti delle sezioni regionali premiate».