Gianpaolo Calvarese, ex arbitro di serie A con all’attivo più di 300 gare nella massima serie considerando tutti i ruoli (arbitro, VAR e arbitro addizionale), è ora imprenditore nell’azienda di famiglia che produce integratori sportivi naturali Aperegina. Inoltre ogni mercoledì sera di Champions League è parte della scuderia di Amazon Prime Video per commentare nella Var Room il match trasmesso dal broadcaster in Italia.
L’ex direttore di gara teramano, dopo alcuni interventi su Calcio e Finanza, ha deciso di proseguire la collaborazione con la nostra testata inviando un contributo sulle vicende arbitrali degli ultimi giorni.
Avevamo parlato pochi giorni fa della bizzarra situazione legata a Piero Giacomelli, ex arbitro sospeso e poi dismesso per un’irregolarità di appena 71 euro nei proprio rimborsi spese. L’ex fischietto di Trieste aveva annunciato la sua volontà di fare causa all’AIA per chiedere i danni morali ed economici dopo la sua dismissione.
Ma, ironia della sorte, chi era il procuratore arbitrale responsabile di questa decisione tanto contestata da Giacomelli? Proprio Rosario D’Onofrio, in queste ore al centro delle cronache nazionali per via del suo arresto per narcotraffico nei giorni scorsi. Uno scandalo che è destinato a lasciare notevoli strascichi sul mondo arbitrale e quindi anche su quello del calcio. Da una parte c’è la furia della Federcalcio per l’assurda situazione, dall’altra la posizione in bilico ed estremamente delicata dei vertici arbitrali, con lo spettro del commissariamento sullo sfondo, con un Consiglio FIGC d’urgenza convocato per domani.
A lanciare un ulteriore sasso in questo “stagno” già terribilmente complicato, se non compromesso, ci ha pensato Piero Giacomelli. Per l’ex arbitro, della cui vicenda avevamo già scritto due settimane fa, parte della colpa della sua dismissione è da attribuire proprio a Rosario D’Onofrio.
«Per un mero errore formale da 71,40 euro, D’Onofrio ha spinto affinché per soli 17 giorni di squalifica superassi i 12 mesi sufficienti a farmi uscire definitivamente dalla Serie A. In casi simili invece solitamente, per errori formali, la segreteria segnala preventivamente le incongruenze per poterle correggere», ha spiegato lo stesso Giacomelli in un’intervista a Repubblica.
E il quadro si aggrava ancora di più con le sue successive parole: «Non potevo essere punito per il rendimento in campo e allora si è attaccato ai rimborsi. Lo ha fatto anche con altri come Pasqua, Massa, La Penna, Robilotta ed altri. Le dismissioni e promozioni spettano al designatore e gli organi direttivi dell’Aia? Dovrebbe essere così, ma sono convinto che D’Onofrio fosse il braccio armato delle dismissioni. Il 22 aprile, durante una riunione dell’Aia, il vicepresidente Baglioni ha detto in aula che io sarei stato dismesso a fine stagione, ma la mia udienza era fissata solo a maggio».
Facciamo un passo indietro. Quali sono i criteri utilizzati per gli avvicendamenti arbitrali? Prendiamo un caso pratico come esempio. Mettiamo che ogni anno cinque direttori di gara devono essere avvicendati. Innanzitutto, un arbitro viene mandato a casa per tre possibili motivi: per dismissioni, per inidoneità fisica o per i provvedimenti disciplinari. Una volta che sono stati avvicendati arbitri che presentano almeno una di queste tre casistiche, si passa ad analizzare le dismissioni per motivate valutazioni tecniche, seguendo le indicazioni dell’organo tecnico (poi sarà compito del Comitato Nazionale emettere il comunicato con i nomi dei promossi e boccati). Si prendono quindi gli ultimi della classifica arbitrale.
Se deve essere dismesso solo uno si prenderà l’ultimo, se ne devono essere mandati via due, allora ultimo e penultimo e così via. Con due eccezioni: se tra gli ultimi c’è un fischietto al primo anno di attività, non conta la posizione e si “salva” d’ufficio l’esordiente; l’altra eccezione è per i secondi anni, che possono essere salvati (ma senza alcun obbligo) dall’organo tecnico.
Un complicato sistema dunque per stabilire classifiche, promozioni e bocciature degli arbitri. Un sistema che, secondo Piero Giacomelli, era condizionato se non addirittura orchestrato da Rosario D’Onofrio. «Comminando sanzioni D’Onofrio indirizzava le carriere degli arbitri. Favorendo alcuni e punendo altri decideva a tavolino le classifiche di merito. Una dinamica che portata al tavolo politico per le elezioni delle cariche, poteva spostare i voti delle sezioni regionali premiate».
Non entriamo nel merito della vicenda, visto che ci siamo limitati solo a riportare i fatti. Ma è chiaro che se queste parole venissero confermate e se, come riportano gli organi di stampa, i provvedimenti emessi da D’Onofrio fossero centinaia, tutto ciò sarebbe un terremoto senza fine per il mondo arbitrale e quindi per il mondo del calcio.
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