D'Onofrio Aia sapeva
(Photo credit should read TIZIANA FABI/AFP via Getty Images)

Il caso Rosario D’Onofrio, ex procuratore capo dell’AIA, arrestato per traffico di droga, continua a tenere banco fra i vertici del mondo del calcio italiano che, ora, affronterà un vero e proprio atto rivoluzionario.

Come riporta La Repubblica, e come ha preannunciato il presidente della FIGC Gabriele Gravina «per tutelare la reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale», nella mattinata di martedì ci sarà un Consiglio Federale d’urgenza per discutere su quali iniziative prendere dopo il “terremoto” D’Onofrio. Quasi sicuramente, il Consiglio cancellerà la figura del procuratore dell’AIA, che sarà riportata sotto il grande ombrellone delle competenze della Federazione, che si occupava di tutto, tranne che di questa area.

L’ipotesi commissariamento dell’AIA è sul tavolo, ma non dovrebbe essere giocata subito, visto che il presidente Trentalange, ora dovrà chiarire come si è arrivati alla scelta di D’Onofrio come procuratore, figura promossa da lui stesso per quell’incarico. Le ombre su D’Onofrio erano già evidenti, anche se non di questa portata, visto che l’ex procuratore era stato espulso dall’esercito per aver presentato certificati medici falsi e che, nel 2007, quando faceva il guardalinee, aveva colpito con un pugno un dirigente.

Nel frattempo, il procuratore della FIGC, Giuseppe Chinè, ha chiesto alla DDA di Milano le carte dell’indagine “Madera” che ha portato all’arresto di 42 persone, fra cui D’Onofrio. Inoltre, verrà ascoltato l’ex arbitro Giacomelli che, sempre a Repubblica, ha raccontato come D’Onofrio avesse un ruolo primario su squalifiche e dismissioni, fra cui la sua. Parole, quelle di Giacomelli, per cui l’Aia sta valutando la querela.

Una delle “accuse” che investono l’AIA è come sia stato possibile che solo la seconda accusa di narcotraffico abbia portato al sollevamento di D’Onofrio dall’incarico e, solamente dopo siano state comunicate le sue dimissioni.

Sotto la lente di ingrandimento anche le dinamiche di come D’Onofrio svolgesse il suo ruolo, chiedendo, di volta in volta, permessi al giudice di Sorveglianza, visto che era agli arresti domiciliari, e di come nessuno sapesse nulla di questa condizione.

L’avvocato che rappresenta l’ex procuratore, Niccolò Vecchioni, ha dichiarato come D’Onofrio «prendesse solo un modesto rimborso spese e che svolgeva il suo ruolo solo per motivi di prestigio». Intanto, è presente un atto ufficiale della FIGC che deferisce D’Onofrio per un caso di omissione: come procuratore degli arbitri, avrebbe ignorato la segnalazione un potenziale caso disciplinare avanzata dal vicepresidente Duccio Baglioni e contattato poi telefonicamente l’assistente arbitrale Roberto Avalos «soggetto direttamente coinvolto», dandogli «consigli sulla condotta da tenere».

Documento del 28 ottobre scorso che chiedeva di portare il caso davanti alla Commissione Federale di Garanzia, ma ora passa tutto in secondo piano visto che il caso è cambiato e sembra portare a una vera e propria rivoluzione del mondo giuridico del calcio italiano.

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