Ferrero non autorizzato
(Foto: Getty Images)

Torna a parlare, dopo circa un anno, Massimo Ferrero che, fra poco finirà di scontare la sua pena accessoria e potrebbe tornare a occuparsi in prima persona della Sampdoria, almeno questa è la sua intenzione a breve giro di posta.

Il produttore cinematografico ha ribadito il suo amore verso il club blucerchiato attraverso una lunga intervista al Secolo XIX: «Guardando la partita con il Torino in televisione, la settimana scorsa, mi sono sentito male. Ho accusato un fortissimo attacco d’ansia. Ne parlo ora perché so che è uscita sui social e anche su qualche giornale. Sono andato al pronto soccorso. La situazione della Sampdoria mi fa molto soffrire. Non riesco, non posso restare inerme. Ho sempre avuto fiducia in Marco Lanna, tanto è vero che l’ho messo al mio posto, quello di presidente, sapendo anche che era una figura molto gradita dalla tifoseria blucerchiata. Sta lavorando, ha scelto lui ad esempio Dejan Stankovic. Mi colpiscono la sua serenità, il sorriso che riesce a mantenere in questo periodo. Si rende conto della situazione o è un grande attore? Io invece sicuramente mi sento molto male perché sono cosciente della gravità del rischio che corre la Sampdoria».

Ferrero ha lasciato la maggioranza della Sampdoria a sua figlia Vanessa, ma vorrebbe tornare a occuparsene in prima persona appena gli sarà possibile farlo: «Ci sto lavorando perché il mio obiettivo è quello di cercare di riportarla in un porto sicuro. La verità è che la mia famiglia è proprietaria della società blucerchiata e quindi in tale qualità ho sempre continuato, continuo e continuerò ad interessarmi delle sorti della squadra perché rappresenta nove anni della mia vita. Negli ultimi mesi la situazione economica e sportiva è precipitata. Voglio mettermi in gioco e devo trovare le risorse economiche per andare avanti fino a fine stagione e per rinforzare la Sampdoria. Ci vogliono innesti di nuovi calciatori nella prossima finestra del mercato di gennaio, secondo me almeno sei. Ma nello stesso tempo bisogna finirla con la guerra, chiedo una tregua ai tifosi».

Tregua che non gli è stata concessa quando lo scorso 17 ottobre è tornato in tribuna allo stadio Marassi in occasione di Sampdroia-Roma. Appena si è diffusa la notizia, è iniziata la contestazione di buona parte dei presenti e l’ex presidente Ferrero è stato scortato fuori dall’impianto da alcuni agenti della Digos.


«So che un mio ritorno scatenerebbe inizialmente una grande contestazione – ammette Ferrero -, ne sono consapevole. Ma per il bene della Sampdoria per cortesia facciamo la pace e non facciamo la guerra. Chiedo una tregua. Sono consapevole in passato di avere commesso degli errori, a volte mi sono espresso male a causa della mia… “romanità”. Un lessico particolare, una cultura differente. Chiedo scusa a chiunque si sia sentito offeso, non era assolutamente mia intenzione. Penso però che adesso solamente l’unione, e non la divisione, possa aiutare la Sampdoria. Basta pregiudizi, basta violenza. Aiutatemi ad aiutare la Sampdoria a uscirne. Garantiamo un futuro all’altezza e vi do la mia parola d’onore che una volta che la squadra approderà in un porto sicuro io sparirò e vi ringrazierò per sempre».

Sulla scelta di inserire la Sampdoria in un trust, che ha portato a moltissime polemiche, Ferreo spiega: «Era necessario perché la Sampdoria si allontanasse dalle vicende romane (i concordati di Eleven Finance e Farvem), in quanto stanco di essere insultato. Continuano nel frattempo a portare la mia Sampdoria ai livelli che merita, per poi poterla vendere nelle migliori condizioni».

Sul suo ritorno al Ferraris e a quello che ha portato, fra contestazione e minacce di dimissioni da parte del CdA della società: «Da un po’ di tempo sentivo crescere dentro di me la voglia di rivedere la Sampdoria dal vivo. Mi era stato sconsigliato di andare con il Monza, come avevo programmato in un primo momento. Non volevo venire con la Roma per evitare equivoci, anche se sono più sampdoriano di quanto possiate credere. In più i romanisti ora mi “odiano” perché ho messo presidente proprio Lanna, che da calciatore gli ha fatto perdere un derby con la Lazio per un tocco di mano. Sono caduto in una trappola. Per non disturbare la squadra sono arrivato a metà del primo tempo. Avevo comunque avvisato. Quando mi sono presentato nello skybox riservato alla proprietà, Lanna mi ha salutato, mi ha stretto la mano ed è uscito. Poi qualcuno ha avvisato la tifoseria. Non nego di essere rimasto un po’ sorpreso del comportamento di Lanna come se non volesse farsi vedere dalla tifoseria blucerchiata insieme a me. Ma è una mia impressione. Sicuramente non ce l’ha con me. Pochi giorni prima era venuto a Milano per incontrarmi con lui (insieme a tutto il cda, ndr), senza problemi. Lanna è un bravissimo presidente, una figura che rappresenta un pezzo importante della gloriosa e vincente storia della Sampdoria».

«È evidente che questo Cda è stato nominato – continua Ferrero – con l’approvazione generale. Nessun membro escluso. E tutti ne sono perfettamente consapevoli. Mi sembra che la famiglia Ferrero abbia concesso loro la massima fiducia in questi mesi, hanno sempre fatto come hanno ritenuto fosse meglio senza nessuna nostra interferenza. Nessuno poi è obbligato a lavorare per qualcuno se non è felice e contento. I dirigenti fanno il loro dovere e lavorano nell’interesse della Sampdoria ma sono tenuti, per legge, a informare il trustee Vidal e di conseguenza anche la proprietà sull’andamento della società. Se dobbiamo cercare le colpe anziché risolvere i problemi allora si può dire che sono tutti colpevoli».

L’ex presidente, poi, ha voluto difendere la famiglia Garrone, da cui ha ereditato la Sampdoria nel 2014, e che ultimamente è entrata nelle contestazioni della tifoseria proprio per il passaggio del club nelle mani di Ferrero: «La famiglia Garrone cosa c’entra? Forse qualcuno si è dimenticato quanto ha investito in passato nella Sampdoria? Accusano Edoardo di avermi dato la società, però ricordo che con me la Sampdoria ha sempre ottenuto risultati sportivi all’altezza e non si è mai trovata nelle condizioni attuali. Che ho portato nella Samp fior di calciatori, come Cassano, Praet, Fernando, Zapata, Skriniar, Muriel, Correa, Schick, Torreira e Bruno Fernandes. Mi sono adoperato per ottenere i permessi e realizzare il nuovo centro sportivo che sarà pronto in primavera e Casa Samp. Quando mi sono battuto per abolire la tessera del tifoso ero bravo adesso non lo sono più? Se non ricordo male poi, nei primi anni della mia gestione non ci sono state contestazioni di massa nei confronti di Garrone e nemmeno di Ferrero. Ad esempio quando siamo andati al preliminare di Europa League. O quando si vincevano i derby»

Sull’episodio che ha sancito la rottura fra la tifoseria e Ferrero: «Tra me e la tifoseria si è spaccato tutto in quella partita con il Napoli al Ferraris di 4 anni fa, quando sono sceso sotto il temporale per difendere la squadra e evitare una squalifica del campo. Da lì è tracimata in violenza con minacce personali».

Sulla cessione della società, di cui ora non si sente più parlare: «Se ne occupa Vidal. Nel frattempo bisogna pensare al presente, evitare una retrocessione che la Sampdoria e i suoi tifosi non si meritano. Bisogna rinforzare la rosa di questa squadra, questa è assolutamente una priorità, ma in ogni caso i calciatori della Sampdoria vanno sempre difesi. Attaccare il pullman non risolve niente. Il mio è un appello accorato per dire facciamo una tregua e poi me ne vado via. Siete la tifoseria più bella del mondo, pensiamo alla Sampdoria e portiamola in salvo. Altra priorità è poi tenere la barra economica dritta per vendere la società. Ringraziamo Banca Macquarie e Banca Sistema, in particolare l’AD il dottor Gianluca Garbi, che ha dimostrato di avere fiducia nella mia persona e nella Sampdoria».

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