Il presidente del Torino Urbano Cairo applaude all’arrivo di investitori stranieri nel calcio italiano. In un’intervista rilasciata al settimanale Milano Finanza, il patron granata affronta diversi temi interessanti, come quello della rateizzazione delle tasse.
«Il calcio è un’industria globale che attrae investitori da tutto il mondo. In Premier League i club di proprietà inglese sono ormai in netta minoranza e il campionato è cresciuto molto a livello economico e sportivo negli ultimi anni. Non credo quindi che il passaporto sia un problema. Ciò che conta è la volontà di investire sulla crescita della Serie A e del calcio italiano», ha esordito Cairo.
Così, strizzando l’occhio al modello Premier League, epicentro del calcio-business, Cairo si esprime positivamente in merito all’interesse che suscita il nostro calcio oltreconfine. «È un segnale di vitalità, dimostra che il calcio italiano ha un enorme potenziale di sviluppo. Abbiamo tradizione sportiva, cultura e tantissimi appassionati nel mondo. Dobbiamo fare di più per valorizzarli», ha aggiunto.
Ma cosa fare nel pratico per far sì che il movimento possa migliorare? «La Serie A deve lavorare soprattutto sullo sviluppo dei diritti televisivi sui mercati internazionali, come già hanno fatto altre Leghe prima di noi. Nella scorsa tornata eravamo arrivati a incassare circa 350 milioni dalla loro vendita, oggi abbiamo fatto un passo indietro. L’eliminazione del limite triennale alla vendita delle immagini all’estero potrà aiutare perché chi compra i diritti internazionali avrà modo di programmare sul lungo termine, delineando un piano in grado di generare margini».
I private equity possono essere un’ipotesi. «Io ero favorevole all’ingresso di Cvc, Advent e Fsi nella media company della Serie A, un progetto poi tramontato per i soliti veti incrociati in Lega. Probabilmente l’accordo andava negoziato meglio, tenendo in maggior conto gli interessi economici e gestionali dei club. Che il piano fosse valido, comunque, lo dimostra il fatto che prima la Liga spagnola e poi la Ligue 1 francese l’abbiano imitato».
Barcellona, Real Madrid e Juventus sembrano non mollare l’idea di una Superlega, su questo Urbano Cairo ha le idee chiare. «La Superlega non serve. Le recenti riforme hanno già reso la Champions League un torneo di alto livello per visibilità e rilevanza economica. L’importante è rispettare il merito e salvaguardare il valore, anche sociale, dei campionati nazionali. Il blasone non deve bastare a garantire un posto nelle competizioni europee».
Il Governo italiano ha respinto le istanze della Serie A per la rateizzazione degli arretrati fiscali accumulati in pandemia. Su questo tema Cairo esprime tutta la sua delusione.
«La modifica della Legge Melandri e la riduzione delle pastoie burocratiche sarebbero interventi a costo zero. Sulla rateizzazione degli arretrati fiscali, invece, l’atteggiamento del governo e del ministro dello Sport, Andrea Abodi, è stato deludente e poco coraggioso. Il calcio italiano ha sofferto in pandemia quanto tutti i settori, ma a differenza degli altri non ha ricevuto alcun sostegno. Il calcio, al contrario del cinema, non ha santi in paradiso. È solo una mucca da mungere: zero aiuti. Il timore delle critiche ha fatto però dimenticare al governo che il calcio ha 300mila addetti e sostiene tutto l’ecosistema dello sport italiano, che altrimenti non avrebbe risorse. Non è un balocco per ricchi imprenditori».