Calendario Mondiali 2022
(Photo by Shaun Botterill/Getty Images)

La Coppa del Mondo più strana di sempre è partita. Si gioca in Qatar, è noto. Nel mese che in Europa segna l’avvio della stagione invernale, nel Golfo Persico soffiano trenta gradi di media. Le polemiche non mancano, perché il Qatar è paese contestatissimo. Anche Doha, la sua capitale, 132 km quadrati, poco più di Torino, è contestatissima: attenzione alta, alcolici vietati, sorveglianza asfissiante. Per la prima volta un Mondiale si gioca in un’unica stazione, centro di migliaia di polemiche, anche extra-campo. Ma il calcio – inesorabile – scorre. Alla faccia di chi ci lucra sopra o, peggio, lo maltratta quando dovrebbe soltanto difenderlo.

Finora son balzati agli occhi gli interminabili minuti di recupero delle prime partite disputate. Perché – assicurano dalla Fifa – la gente paga per guardare più di cinquanta minuti. Lo stanno stravolgendo, lo sport più bello del mondo. Ma non ci riusciranno fino in fondo.

Finora l’Europa che il presidente Fifa Infantino ha bistrattato, ha risposto presente alle insidie del campo. Invero erano poche: l’Inghilterra ha asfaltato l’Iran, come da pronostico, l’Olanda ha superato il Senegal, il Galles ha fermato l’arrembante nazionale USA. Tutto secondo copione, verrebbe da dire. Ma la coppa del mondo resterà in Europa? Le Nazionali che possono ambire alla vittoria finale ci sono.

La già citata Inghilterra, che con Southgate ha aperto un piccolo ciclo già dal 2018, finalista ad Euro 2021, può trovarsi forse nel momento giusto per la vittoria finale. Squadra giovane, forte e ben messa in campo. I Tre Leoni, che negli anni d’oro di Beckham e Rooney steccarono tutti gli appuntamenti decisivi, hanno forse la miglior squadra di sempre dal 1966 ad oggi. Dubbio lecito, perché il mix di giovani convocati è un’arma in più, ma può rivelarsi anche un’arma in meno quando non si ha l’esperienza giusta. Ma la sensazione è che se la giocheranno as always, i sudditi di Carlo III.

Tra le altre europee, Francia e Germania sono pronte a dire la loro. I Galletti, come sempre, hanno tre nazionali da poter schierare. Mancano pezzi da novanta, non ultimo Karim Benzema. Ma la squadra è di quelle di prima grandezza, come da tradizione. Dicasi lo stesso dei teutonici, che hanno rifondato dopo i fasti conclusisi nel 2014 e che vogliono assolutamente riscattare le ultime, opache uscite internazionali. Anche qui il ricambio generazionale ha assicurato novità, ma il discorso è un po’ lo stesso che per gli inglesi. Staremo a vedere. Come staremo a vedere la Spagna di Luis Enrique, che dallo scorso decennio ha già cambiato parecchio e che spera di aprire un nuovo ciclo. Basterà, senza i Ramos e gli Iniesta? Palla tra i piedi di Pedri e Gavi e compagni, se il Fato sarà dalla loro parte.

Dal 2002 invece il Brasile resta a guardare. La nazionale che ne ha vinti di più, negli ultimi anni, è andata in crisi con se stessa. E nemmeno il fenomeno Neymar ha sovvertito una tradizione nera, che ha toccato il punto più basso nel mondiale casalingo del 2014: fa ancora male, e chissà ancora quanto male farà per le nuove generazioni di brasiliani cresciuti solo nel racconto del Maracanazo. Eppure, sarà che l’hanno inventato lì, quando si legge Brasile è quasi automatico pronosticare la Seleçao campione del mondo, come conferma anche la grafica proposta da Eazybet, operatore di gioco specializzato in scommesse sportive e big data sul calcio. Per cui, anche in Qatar, Neymar e compagni sono i candidati numeri uno per la vittoria finale.

Fin qui la matematica e i pronostici. Poi, il calcio, fortunatamente è ancora magia. Ed allora la finale che tutti sognano (e sperano) è un’altra: Argentina-Portogallo. La fine di un’era, la partita del secolo. Dopo la foto del secolo, quella di Messi e Ronaldo. Campioni che hanno caratterizzato l’ultimo quindicennio, al loro ultimo tango. O repesseado. Dipende dal punto di vista. L’ultima chiamata per la Pulce e CR7. Che cosa sarebbe vederli contro, alla fine, per un confronto finale. Il giusto epilogo di due colonne del calcio moderno e di tutti i tempi. Se sognare non costa nulla, allora, che sia Argentina-Portogallo. Per tutte le ragioni del mondo.

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