Classifica Borse europee
Piazza Affari (foto da video)

Classifica Borse europee – La Borsa di Londra cede il passo a quella di Parigi. Lo scrive l’edizione odierna di Le Figaro, ricordando che a partire da Brexit la City ha ceduto molto terreno a vantaggio dei centri finanziari dell’Europa continentale. Dal divorzio con l’Unione europea, che risale ufficialmente a gennaio 2021, diversi miliardi di euro al giorno di transazioni su azioni della zona euro sono stati dirottati da Londra ad Amsterdam e Parigi.

Ma com’è cambiata la “classifica” delle Borse europee negli ultimi due anni? A partire da Brexit in avanti, è nel valore della capitalizzazione complessiva che si può notare il calo di Londra e la progressione dei suoi rivali europei. A dicembre 2020, il valore del mercato azionario londinese era pari a 3.297 miliardi di euro, con Parigi che inseguiva a distanza, a quota 2.963 miliardi di euro.

A ottobre 2022 la situazione si era ribaltata, con Parigi che ha toccato quota 3.374 miliardi di euro e Londra scesa a 2.848 miliardi. Un’inversione c’è stata anche al terzo posto di questa particolare classifica, con Zurigo che ha toccato quota 1.729 miliardi di euro di valore del mercato azionario, superando Francoforte, scesa a 1.710 miliardi di euro.

(Foto: Le Figaro)

Classifica Borse europee – Milano scavalca Madrid

Guardando alla classifica si può notare anche come Milano abbia guadagnato una posizione a ottobre, rispetto a dicembre 2020. Nonostante Piazza Affari abbia perso un colosso come Exor – la holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla anche la Juventus – e la Roma dei Friedkin, è riuscita comunque a guadagnare una posizione in graduatoria a danno di Madrid, passando al sesto posto con una capitalizzazione complessiva di 653 miliardi (607 miliardi a dicembre 2020).

Tornando a Londra, la City – spiega Le Figaro – è al lavoro con il segretario economico al Tesoro Andrew Griffith per presentare un insieme di misure destinate a liberare la finanza britannica dai vincoli che gravano su di essa. In una conferenza la scorsa settimana, ha promesso di utilizzare «le nostre nuove libertà per creare le nostre regole» e «adottare regolamenti su misura per rafforzare il Regno Unito come centro finanziario globale».

Una speranza per Londra, che in questi ultimi anni è stata superata da New York e ha perso terreno a favore di altri mercati europei, ma rimane uno dei centri finanziari più importanti del mondo. La sua posizione però è minacciata: con Brexit, circa 500 stabilimenti della City hanno trasferito parte della loro attività nell’Unione europea, spostando circa 10.000 posti di lavoro e il 10% delle attività bancarie (circa 1.000 miliardi di euro).

Tanto che per Nicolas Mackel, presidente di Luxembourg for Finance, la rivoluzione britannica di cui si parla è poco più che “marketing”. «Essendo i vantaggi economici di Brexit piuttosto scarsi, i suoi promotori cercano con la finanza come conquistare il mondo. Ma non c’è molto da conquistare». Mackel è favorevole a un dialogo costruttivo tra le rispettive autorità competenti, al fine di armonizzare insieme le necessarie modifiche normative.

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