Dopo le polemiche dei giorni scorsi su cifre e contenuti dello studio di fattibilità presentano dalla Roma in Comune, scende in campo Mark Pannes, braccio destro del presidente Pallotta. “Siamo più che certi che il progetto del nuovo stadio è di pubblico interesse per la città. Gli ultimi aggiornamenti sono positivi – spiega il dirigente americano parlando a Roma Channel -. Da quando lo abbiamo presentato abbiamo fatto dei progressi affinando il design, lavorando sul finanziamento e affrontando i temi legati alla sicurezza e agli aspetti commerciali. Nel complesso siamo molto soddisfatti”.

Le tempistiche

Sui tempi del via libera Pannes non si sbilancia («raramente un dossier di questa importanza viene automaticamente approvato»), mentre rivendica il ‘pubblico interesse’ del progetto, e tra gli aspetti principali sottolinea la creazione di occupazione in un momento come questo. “Stiamo parlando di un minimo di 3 mila posti di lavoro creati nel corso della costruzione, e almeno altrettanti quando lo stadio sarà aperto – le cifre snocciolate dall’uomo di fiducia di Pallotta -. Se aggiungiamo poi le aree dedicate all’intrattenimento, i cinema, i ristoranti e gli uffici si creeranno ulteriori nuovi posti”. Inoltre, secondo Pannes, il progetto una volta ultimato genererà centinaia di milioni di euro di fatturato all’anno e contribuirà anche a sostenere lo Stato grazie ai contributi fiscali che confluiranno prima nella città di Roma, poi nella Regione e poi a livello nazionale.

Le obiezioni del Campidoglio e dei tifosi

In merito alle obbiezioni mosse da Campidoglio (infrastrutture) e tifosi (proprietà), poi, Pannes prova a fare chiarezza: “Stiamo migliorando le infrastrutture e il sistema dei trasporti e stiamo aggiungendo spazi verdi al progetto. Abbiamo bisogno di aggiornare gli accessi stradali intorno a tutto l’impianto. Il rapporto tra la società dello stadio e la Roma è in realtà piuttosto semplice – aggiunge quindi Pannes -. Abbiamo sentito molte congetture, ma in realtà abbiamo un gruppo di proprietà che ha una partecipazione di controllo nel club, e avrà la partecipazione di controllo anche nello stadio. Quello che abbiamo è un gruppo di proprietà e uno stadio da un lato, e la società dall’altro, entrambi controllate da un gruppo che è guidato da Pallotta. Unicredit, azionista di minoranza del club, ha rifiutato di partecipare al finanziamento dello stadio. Il risultato è che non abbiamo la possibilità di avere lo stesso gruppo di proprietà per entrambi”. Per rispondere alla domanda su cosa accadrebbe se una delle due entità fosse venduta, sia essa lo stadio o il club, Pennes ha detto che non è una cosa molto realistica perchè il loro valore combinato è molto superiore rispetto al loro valore singolo. Quindi c’è sempre l’incentivo a tenere insieme le due entità e un grande disincentivo a separarle.

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Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it