La Corte Federale d’Appello ha accolto il ricorso della Lega Nazionale Dilettanti e annullato la delibera del Commissario Straordinario della Figc Roberto Fabbricini, del 3 maggio scorso, che prevedeva che il calcio femminile di vertice passasse sotto il diretto controllo della Federcalcio. Secondo la riforma, impugnata dalla Lnd e dichiarata inammissibile dalla Corte federale, la Figc sarebbe stata responsabile dell’organizzazione dei campionati di serie A e B mentre la Lnd avrebbe proseguito nelle attività di promozione ed organizzazione del calcio femminile sul territorio.
Una decisione contro la quale la Figc ha annunciato un ricorso al Collegio di Granzia del Coni. Continua così il braccio di ferro: la Federcalcio infatti ha deciso di “impugnare il provvedimento con il quale si annulla la delibera commissariale che portava in seno alla Federazione l’attività nazionale di calcio femminile”. “La Figc – fanno sapere da via Allegri – rimane convinta della legittimità dell’inquadramento della divisione femminile all’interno della sua struttura, scelta finalizzata alla crescita dell’intero movimento come dimostrato dalle ultime attività sviluppate dalla Federazione”.
“Nell’attesa del giudizio del Collegio di Garanzia dello Sport, il Commissario Straordinario, Roberto Fabbricini, ha informato in data odierna tutte le Società di Serie A e Serie B che l’organo competente per l’organizzazione dell’attività torna ad essere la Lega Nazionale Dilettanti”.
“Sono disponibile a un confronto con il Commissario, perché si deve fare in modo che i campionati partano regolarmente. Io voglio garantire tutti: società e calciatrici. Alle date previste i campionati partiranno. Tutte le altre notizie non hanno fondamento”, ha commentato su twitter il presidente della Lega Nazionale Dilettanti Cosimo Sibilia.
“Possiamo trasformare il dipartimento in Divisione, che abbia un rappresentante di tutte le componenti, perché il calcio femminile deve avere l’impegno di tutti. Se la Figc vuole mettere risorse, le deve mettere a disposizione di tutto il movimento. Io considero il commissario Roberto Fabbricini un galantuomo. Però la gestione commissariale doveva essere più collegiale. È stato commissariato il consiglio, non le componenti”, ha concluso Sibilia.
La cosa che lascia di più l’amaro in bocca è questa malsana ipocrisia che ruota intorno al calcio femminile. Sono un genitore di una ragazza che ama il calcio e che al calcio dedica i suoi pomeriggi e tutti i momenti liberi. Sogna di giocare in serie A e magari un giorno in nazionale. Si sacrifica, si allena tenacemente con la pioggia, il vento, quest’anno anche con la neve……… Piange, soffre, gioisce, urla e affronta con dignità gli infortuni che ha subito. Ha pianto in ospedale per una frattura scomposta al dito della mano, ma il suo sogno è rimasto tale, forse si è addirittura rafforzato. In questo paese dove si fanno leggi per la parità dei diritti dei sessi, dove le coppie arcobaleno possono finalmente sposarsi liberamente, dove la maggior parte del popolo è per la non discriminazione a qualsiasi livello, le donne come mia figlia, innamorate di uno sport che non può essere solo maschile, sono fortemente penalizzate da una sottocultura vecchia e fastidiosa se non addirittura da meri interessi e giochi di potere che portano soddisfazione solo a poche persone, quelle che ipocritamente bloccano il progresso del movimento calcistico femminile per un puro interesse personale. Se il Signor Sibilia fosse il nonno o il padre di una ragazza innamorata del calcio che sogna la serie A e la nazionale, che sogna di poter vivere della sua passione senza rischiare di abbandonare tutto perchè con un rimborso spese non ci si può permettere un impegno “professionistico”, come giustificherebbe il suo disaccordo e la sua lotta per lasciare “ingabbiato” il calcio femminile nel mondo dilettantistico? Come si può volere il bene del calcio femminile se gli si vieta di decollare nel professionismo? Questa si chiama ipocrisia, e siccome in Italia la politica e i giochi di potere sono gestiti da gente ipocrita allora va bene così, continueremo ad abbassare la testa e a rilasciare dichiarazioni con cui si prende atto, e più di questo noi, io non posso fare. Perchè vede Signor Sibilia, quando questa sera tenterò di spiegare a mia figlia che forse il suo sogno non si realizzerà mai, sarò io a consolarla, ad asciugarle le lacrime che sono sicuro verserà. Capirà che la vita è anche questo, che non si può lottare senza armi, che giocherà fino a quando potrà “permetterselo”….. spero solo che diventi una donna migliore e che da grande non sia ipocrita. Questo succede in Italia nell’anno 2018!
Ma come pensate che le ragazze possano avvicinarsi al mondo del calcio femminile se poi i presupposti sono quelli di tenerle “ingabbiate” nel dilettantismo? Con quali presupposti, se non dilettantistici, sperate di trovare ragazze disposte a sacrifici importanti per guadagnarsi un futuro di incertezze e di precarietà dilettantistica…………… E’ incredibilmente illogico lo sforzo anche economico che da una parte si promuove e si fa per “far partire” il calcio femminile e le catene che, dall’altra parte, si continuano a lubrificare per tenerlo fermo al palo. E’ un miracolo che le nostre ragazze siano andate ai mondiali, e sarà un miracolo trovarne altre, tecnicamente dotate come loro, per il futuro. A meno che non siano tutte ricche e che possano permettersi di allenarsi tutta la settimana senza andare a lavorare. Smettetela di essere complici di un gioco che non fa vincere nessuno di voi, nessuno di noi, nessuna ragazza. Senza fare la guerra, cambiamo la norma del CONI perchè è giusto, perchè è ora.