«Non porterò niente di nuovo ma cercherò di lavorare per rendere più efficiente la federazione e mettere a punto una macchina moderna, porterò il mio metodo. Siamo una delle più grandi federazioni del mondo, lavorerò con il sorriso». Sono i propositi del nuovo direttore generale della Federcalcio, Michele Uva, nella conferenza stampa di saluto alla stampa tenuta nella sede della Figc di via Allegri a Roma

«Il mio è un ritorno alla federazione e al mondo del calcio, una bella opportunità che mi viene data -aggiunge Uva. Saranno due anni e mezzo di lavoro fino alla fine del quadriennio olimpico. Spero in grandi risultati con le nazionali, non solo quella maggiore ma anche la Under 21 che deve conquistare la qualificazione ai Giochi, a Londra non c’eravamo e vogliamo andare a Rio de Janeiro. Ci aspettano grandi, è molto importante che Roma entri tra le sedi di Euro 2020 e ringrazio Albertini e il suo staff per il dossier che ha preparato per la candidatura ben giudicato dalla Uefa ma poi ci sono anche le valutazioni positive che determinano le scelte ma sarebbe importante che Roma entrasse»

Uva, che ha scelto come sua vice la 35enne Francesca Sansone, ha ringraziato poi l’ex presidente Giancarlo Abete, il suo predecessore Antonello Valentini e il numero uno della Figc, Carlo Tavecchio, oltre al presidente del Coni, Giovanni Malagò, con il quale ha collaborato fino a pochi giorni fa da dg della Coni Servizi. «Al Coni ho avuto l’opportunità di fare un lavoro bellissimo, ho ringraziato i dirigenti e le persone con le quali ho lavorato è stata un’esperienza importante quella di aver lavorato nel pubblico».

Il dg della Federcalcio è disponibile a un ruolo da paciere tra le varie componenti federali, un compito che però, sottolinea, spetta a Tavecchio. «Se potrò dare una mano la darò ben volentieri, venendo dal mondo del calcio ho rapporti personali con tutti ma rimane un compito del presidente e del consiglio federale». Il prossimo 28 ottobre il Coni dovrà decidere sui contributi alle federazioni e la Figc rischia una pesante sforbiciata. «Non sono preoccupato -afferma Uva- sappiamo il momento storico in cui siamo. L’obiettivo è quello di parlare con il Governo e le istituzioni per far capire che lo sport può essere anche un investimento e possiamo dimostrare che 400 milioni di euro sono pochi e ne servono 600-700 per avere una ricaduta benefica sulla nazione

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