L’azienda di abbigliamento sportivo Under Armour ha impedito ai dipendenti di utilizzare le loro carte aziendali per pagare ingressi negli strip-club, come parte di un tentativo da parte del marchio sportivo di adeguarsi all’era #MeToo.
Il cambiamento risale a febbraio, e l’azienda ha spiegato il perchè in un’intervista a “Bloomberg News”: «Si tratta di un comportamento inappropriato che mette in discussione i nostri valori e viola le nostre politiche; è inaccettabile e non sarà tollerato», ha affermato la compagnia di Baltimora. «Ci impegniamo a fornire un posto di lavoro rispettoso e inclusivo».
Come tante aziende negli USA, anche Under Armour sta ripensando le sue politiche dopo che il movimento #MeToo ha fatto luce sulla questione delle molestie sessuali lo scorso anno. Ma il marchio sportivo – fondato nel 1996 dall’amministratore delegato Kevin Plank – ha una particolare propensione alle figure maschili. Alcune donne hanno detto di non ritenere di avere buone opportunità di essere promosse all’interno dell’azienda.
«I nostri colleghi meritano di lavorare in un ambiente rispettoso e responsabilizzante», ha detto Plank. «Crediamo che ci sia una disuguaglianza sistemica nel mondo del lavoro globale e abbracciamo questo momento per accelerare una trasformazione culturale significativa che è già in corso a Under Armour. Possiamo fare e faremo meglio».
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Alcuni dirigenti di alto livello si sarebbero comportati in modo inappropriato con le colleghe donne in passato. Tra le pratiche sconvenienti adottate dai dipendenti, una di queste era quella di invitare o meno le colleghe a determinati eventi sulla base del fascino esercitato sul pubblico maschile. Inoltre, dirigenti e dipendenti, tra cui lo stesso Plank, erano soliti trascorrere delle serate con atleti e colleghi di lavoro all’interno degli strip-club. Da qui la volontà dell’azienda di invertire la rotta e cambiare in meglio.