C’è chi lo chiama “Codice Etico”, chi “Codice di Condotta”, chi più dettagliatamente “Codice di regolamentazione della cessione dei titoli di accesso alle manifestazioni calcistiche”. Si tratta delle regole che ogni tifosi che accede allo stadio, per qualsiasi squadra, deve rispettare, in base al Protocollo di Intesa siglato il 4 agosto 2017 da FIGC, CONI, Ministro dell’Interno, Ministro dello Sport, Lega di Seria A, Lega di Serie B, Lega Pro, LND, AIC, AIAC, AIA. In sostanza, è l’arma con cui i club possono intervenire direttamente nei confronti dei tifosi all’interno dello stadio (ma anche nelle vicinanze, trasferte comprese), arrivando fino alla cosiddetta “sospensione o revoca del gradimento”: ovverosia l’interdizione dall’accesso allo stadio per i colpevoli.
Le società possono quinidi, a partire dal 2017, intervenire direttamente per escludere dagli impianti i responsabili di determinati comportamenti, con un range particolarmente ampio. Il regolamento viene automaticamente ritenuto accettato dai tifosi con il solo possesso di qualsivoglia titolo valido per l’accesso alle manifestazioni calcistiche svolte nella struttura occupata e/o utilizzata dai club.
L’Inter, ad esempio, va dalla alterazione della propria identità all’introduzione di apparecchiature non professionali, fino alla disciminazione delle persone, al lancio di oggetti, alla violenza fisica e verbale. Il danneggiamento delle strutture dello stadio può portare fino alla sospensione del gradimento fino a 3 stagioni, mentre la violenza può portare alla revoca del gradimento fino a cinque stagioni sportive.
In alcuni casi, si può arrivare anche all'immediata espulsione dallo stadio. La Fiorentina, ad esempio, prevede l'espulsione per chiunque "tenga atteggiamenti violenti, ingiuriosi o offensivi, discriminatori in senso razziale, etnico, religioso verso gli altri spettatori o verso gli atleti presenti nell’Impianto Sportivo". Mentre c'è chi, come la Roma, allarga il range fino a social network e internet: "AS Roma si riserva la facoltà di ritirare il proprio gradimento a seguito dei seguenti comportamenti: Manifestazioni espressive di insulto o di offesa, o inneggianti alla violenza o alla discriminazione per qualsiasi motivo, qualora esternate in occasione di eventi o manifestazioni pubbliche e/o sui “social media” (inclusi, a titolo esemplificativo e non esaustivo, blog, network professionali, network aziendali, Forum su internet, social gaming, social network, video sharing, virtual world, ecc.)".
C'è ovviamente anche il tema degli scontri tra tifosi. La revoca per alcune società è possibile anche in caso di "partecipazione o coinvolgimento in disordini, scontri, risse o comunque in altri fatti che costituiscano un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità individuale". Mentre, dal punto di vista commerciale, le società pongono particolare attenzione al tema della illecita utilizzazione dei marchi di proprietà, che in molti inseriscono nel proprio codice di condotta.
In sostanza, un ampio range di comportamenti scorretti per i quali le singole società, senza dover attendere daspo o simili, possono intervenire direttamente. I club infatti possono ricevere segnalazioni ad esempio dai servizi di stewarding, del dipartimento Supporter Liaison Officer, dal personale generico di servizio incaricato dalle società, ma anche dalle immagini dell’impianto di video sorveglianza o dalle immagini diffuse a mezzo dei social network da cui è possibile identificare il soggetto ritenuto responsabile.
Il regolamento per intervenire, quindi, esiste, nonostante le proteste (soprattutto la scorsa estate) da parte di alcune tifoserie: ora la palla è nei piedi delle società.