Corioni – Gino Corioni è tornato a parlare. Il longevo presidente del Brescia Calcio è stato in silenzio per mesi, non tanto per suo volere ma per quello degli altri. Ora, però, lo faccenda si fa complicata e Corioni ha deciso di far sentire la sua voce.

“Mi hanno detto di farmi da parte e io l’ho fatto per il bene del Brescia”, ha detto il presidente delle Rondinelle. La parola fallimento, che fa tremare la città lombarda, non è nuova per Corioni. “Infatti è già accaduto anche in passato, abbiamo vissuto momenti tristi anche peggio di questo addirittura siamo andati sotto di 50 milioni”. Oggi il debito, come confermato dallo stesso Corioni, è pari a 12-13 milioni di euro, ma adesso stranamente non c’è via d’uscita. Senza la A non si può arrivare ad una parità di bilancio e nessun imprenditore si sarebbe disposto a farsi avanti per un club si serie cadetta.

L’unico ad avere un piano concreto per salvare il Brescia sembra essere la coppia Sagramola – Infront che ha provato a discuterne con Ubi Banca, senza successo, dato che non avrebbero ottime garanzie economiche. “Sicuramente era una buona proposta, quello che non capisco è come mai non si riesca a mettere insieme tre o quattro imprenditori in grado di raccogliere alcuni milioni, quelli che mancavano per attuare il piano”, ha detto Corioni. La pista Sagramola sembra, però, essere l’unica possibilità per il club di salvarsi. Anche il sindaco Emilio Del Bono e il presidente degli industriali Marco Bonometti hanno deciso di riprovare a ripercorrere questa strada.

Il Brescia di Corioni ha bisogno di 7-8 milioni

Gli approfondimenti legali fatti da Bruno Ghirardi e Andrea Zaglio avrebbero mostrato che, in caso di concordato giudiziario e ancor più nell’ipotesi di fallimento, sarebbe quasi impossibile salvare il titolo sportivo, come invece era riuscito al Bari. Sagramola sarebbe, quindi, l’unico modo per non ripartire dal basso. Il sindaco punta a mettere in pratica il piano di Sagramola soprattutto perchè c’è la presenza di Infront, il colosso del marketing sportivo, che per Brescia vorrebbe dire risorse, contatti e soprattutto un nuovo stadio. I nodi cruciali sono due. Servono altri 7-8 milioni di euro al Brescia, 2 sarebbero quelli proprosti da Sagramola e, a dicembre, se ne erano racimolati altri due. Ora pare che quella cifra possa raddoppiare. Ma non bastano ancora e qui diverrebbero fondamentali le eventuali risorse degli imprenditori bresciani. Poi bisognerebbe capire qual è la disponibilità di Ubi Banca, principale creditrice, a dilazionare e rivedere il debito del club.

Alberto Lattuada

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Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it