La possibilità di disputare i campionati europei di calcio il prossimo giugno sembra sempre più difficile, considerando l’emergenza sanitaria in tutta Europa per contenere il contagio del Covid-19.
Martedì 17 marzo, i rappresentanti di Uefa, federazioni, leghe, club e calciatori si riuniranno in videoconferenza per definire il calendario delle competizioni nazionali e internazionali stravolto dall’emergenza coronavirus, e tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di riuscire a far disputare tutte le competizioni, compreso Euro 2020 nei tempi stabiliti in precedenza.
Sebbene lo scenario si alquanto improbabile, non lo si può escludere a priori. Vediamo che cosa prevede.
In questo caso ad essere “sacrificata” sarebbero le coppe europee e in particolare la Champions League, riducendo date e partite, inventandosi nuove formule. Tre le ipotesi sul tavolo:
Il piano-A è il più regolare: ricominciando il 7 aprile, oppure il 14 aprile, si giocherebbero in un turno gli ottavi mancanti (ritorno per chi ha fatto l’ andata, oppure spareggio secco per Roma e Inter), poi i quarti in gara secca, poi semifinali e finali regolarmente.
Il piano-B, con meno date, prevede dopo i quarti la “final four” a Istanbul in pochi giorni.
Il piano-C, dopo gli ottavi, porta a una “final eight” tra le qualificate: servirebbero dieci giorni (chi va in finale ha tre partite).
Un mosaico necessariamente incompleto oggi: la Uefa martedì valuterà tutte le proposte, anche le più creative, e tutti gli stakeholders definiranno i principi sui quali riscrivere la stagione.
Ma oggi Euro 2020 è quello che sicuramente rischia di più.