«È il momento di scrivere un nuovo capitolo per la vita delle persone e delle città, un capitolo nel quale la sicurezza e il benessere di tutti siano al centro delle scelte istituzionali. Ci sarà molto da re-inventare e ri-costruire. Per questo auspico un coinvolgimento maggiore del mondo degli architetti e degli ingegneri nella fase due e in quelle che seguiranno». Così l’architetto Massimo Roj, amministratore delegato di Progetto Cmr che, insieme all’architetto americano David Manica e a Sportium, ha lavorato al nuovo San Siro, in un’intervista a Repubblica sulla ripartenza di Milano dopo l’emergenza Coronavirus.

Roj ha parlato anche del tema nuovo stadio: «Se ha ancora senso? Ha ancora più senso ma solo se lo si vede come una parte di un cambiamento, quello di un intero quartiere. Gli spazi per i grandi eventi collettivi possono rappresentare una leva potentissima per innescare processi virtuosi di rigenerazione urbana, in particolar modo proprio nelle periferie, teatri ideali di queste grandi trasformazioni, dove è ancora possibile definire nuove identità per i quartieri e le loro comunità».

«Queste strutture dovranno essere inserite in luoghi polifunzionali, dove sarà possibile trovare spazi che vanno dal commercio all’ intrattenimento, dal gioco agli sport minori, fino all’ arte e anche alla diagnostica. Strutture che quindi potranno essere vissute per tutto il giorno tutti i giorni della settimana, diventando un nuovo luogo di ritrovo e di riferimento per l’intero quartiere: un brano di tessuto urbano che rinasce e che torna a congiungersi con il resto della città, come potrebbe avvenire nel quartiere di San Siro con il progetto del nuovo stadio».

 

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