Bonus 600 euro come fare ricorso
(Photo Samantha Zucchi Insidefoto)

Bonus 600 euro come fare ricorso – Chi si è visto respingere la domanda per il bonus da 600 euro di marzo potrà fare ricorso all’INPS. Lo ha reso noto lo stesso istituto di previdenza con il messaggio n. 2263 pubblicato lunedì 1° giugno, dando un termine di venti giorni (fino al 21 giugno, quindi) per richiedere il riesame.

L’INPS ha fatto sapere di aver completato la prima fase di gestione delle domande, e di aver pubblicato le motivazioni delle istanze respinte per mancanza dei requisiti, per alcune categorie di lavoratori autonomi, liberi professionisti, Co.co.co.

Gli interessati sono stati avvisati dell’ sito della loro domanda, accolta o rigettata, tramite sms. Le motivazioni possono essere consultate sul sito INPS, personalmente o tramite patronato.

Bonus 600 euro come fare ricorso

Sulle istanze respinte non è ammesso il ricorso amministrativo, ma solo il giudiziario; le sedi Inps, tuttavia, possono agire in autotutela, riesaminando le domande. È a questa soluzione che l’ INPS guarda e, per evitare probabili contenziosi, dà possibilità a lavoratori e Patronati di fare istanza di riesame che permetta all’ INPS di verificare/modificare i controlli automatici sul diritto ai 600 euro per il mese di marzo.

Bonus 600 euro come fare ricorso – Tempistiche e procedura

L’INPS dà di tempo 20 giorni per chiedere il riesame dalla pubblicazione del messaggio (quindi entro il 21 giugno) o dalla conoscenza della reiezione, se successiva al 1° giugno.

L’interessato può inviare la documentazione dal link “Esiti”, nella stessa sezione del sito INPS da cui è stata inviata la domanda «Indennità 600 euro»: un’apposita funzione espone i motivi di reiezione e consente di allegare i documenti richiesti per il riesame.

Altra modalità per l’ invio è la casella email denominata riesamebonus600.nomesede@inps.it, per ciascune sede territoriale dell’INPS.

Bonus 600 euro come fare ricorso – Professionisti senza cassa

Il diritto al bonus 600 euro spetta ai titolari di partita Iva attiva al 23 febbraio e iscritti all’INPS, gestione separata. La mancata individuazione della partiva Iva, spiega l’INPS, può derivare dal fatto che il professionista, quale componente di studio associato, non l’abbia indicata all’atto d’ iscrizione alla gestione separata.

Pertanto, ai fini del riesame, il professionista deve indicare gli estremi della partita Iva. In tal caso, l’ Inps fa l’ulteriore verifica della presenza di partita Iva attiva al 23 febbraio 2020 presso l’agenzia delle entrate.

Tuttavia, se l’attività ha avuto inizio dal 1° gennaio 2019, non essendo ancora decorsi i termini per gli adempimenti fiscali (dichiarazione dei redditi nella quale deve essere compilato anche il quadro RR sez. II relativo alla contribuzione dovuta alla gestione separata), è sufficiente che il professionista alleghi all’istanza di riesame la ricevuta della comunicazione di inizio attività (modello AA9), dalla quale risulti l’inizio dell’ attività alla data del 23 febbraio 2020.

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