Siamo arrivati al 30 giugno, giorno di chiusura di bilanci per la maggior parte delle società calcistiche. Tra queste anche la Roma, che guarda ai conti con preoccupazione anche se le novità legate al FPF – alla luce dell’emergenza Coronavirus – contribuiscono a offrire una boccata d’ossigeno ai giallorossi.
Secondo la Gazzetta dello Sport, il club di Pallotta chiuderà l’esercizio 2019/20 con un fatturato di circa 200 milioni e un rosso di 130 milioni. La semestrale dei giallorossi si era chiusa con ricavi pari a 94,64 milioni (in forte calo rispetto ai 134,81 milioni dei primi sei mesi del 2018/19 e con un risultato netto negativo di 86,96 milioni).
Una situazione che potrebbe frenare gli investitori nel soddisfare le richieste di James Pallotta per la cessione della società. L’imprenditore di Boston, intanto, spera di poter incassare il via libera sullo stadio nel mese di luglio. In ogni caso, il rapporto con Friedkin non si è interrotto, anche se ambienti vicini alla trattiva smentiscono colloqui fra legali nell’ ultimo settimana.
Il vantaggio per il magnate texano, rispetto ad altri, è quello di aver già fatto la “due diligence” e perciò è proprio lui quello che potrebbe chiudere in tempi più brevi. Ma ad essere interessati alla Roma ci sarebbero anche altri due gruppi statunitensi.
Questi starebbero esaminando i dati che è possibile condividere nella cosiddetta “dataroom”. È ancora presto per gli invii dei documenti dall’ Italia, ma almeno questo primo esame serve per fare una sorta di scrematura utile ad allontanare i semplici speculatori.
In questo modo Pallotta potrebbe ancora sperare di strappare un prezzo migliore rispetto ai 575 milioni proposti da Friedkin (490 più 85 di successivo aumento di capitale). La sensazione è che presto per il presidente arriverà il tempo delle scelte, visto che da qui a fine dicembre dovrà completare la ricapitalizzazione, versando altri 42 milioni.