«Se viene meno il rapporto di fiducia con il gruppo parlamentare sono costretto a dimettermi». Sarebbe questa, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, la posizione del ministro per lo Sport, Vincenzo Spadafora, dopo le critiche sollevate da alcuni parlamentari del Movimento Cinque Stelle al testo della riforma dello Sport messa a punto dal ministro.
La riforma dello Sport messa a punto da Spadafora, spiega il quotidiano, «è stata impallinata dal fuoco amico e, salvo miracoli, non approderà alla prossima riunione del Consiglio dei ministri».
Per i ribelli del M5S «è una controriforma», che fa a pezzi la «rivoluzione» dell’ex sottosegretario leghista con delega allo sport, Giancarlo Giorgetti.
L’ obiettivo dichiarato è quello di «attuarla al meglio», ma un deputato vicino ad Alessandro Di Battista ammette che l’obiettivo del blitz era spingere il ministro a rimettere la delega e «impedire la nascita del mostro a tre teste di Spadafora». Dove le tre teste sarebbero il Dipartimento di Palazzo Chigi, il Coni e Sport e Salute spa, voluta da Lega e Movimento per ridimensionare il potere di Giovanni Malagò.
La prova che la riforma della riforma abbia spaccato i Cinque Stelle, spiega ancora il Corriere della Sera, è la letteraccia formale che il direttivo del Movimento alla Camera ha spedito al ministro, chiedendo di rinviare la riunione di maggioranza sul decreto attuativo della legge per via di alcune «criticità» nel testo, approvato con un percorso «non condiviso».
Brutto clima, brutto guaio per il governo. Anche se lo scontro è interno ai Cinque Stelle, è chiaro che oggi stesso, tornato da Genova, Giuseppe Conte ascolterà Spadafora e proverà a chiudere il caso.