“Oggi dobbiamo decidere che tipo di sport vogliamo che sia il calcio, se fatto di valori o di business”. Sembrano le parole di un tifoso nostalgico più che quelle di uno dei migliori arbitri del mondo. Nicola Rizzoli, fischietto della finale dei Mondiali, prende la parola al “Processo del lunedì”: “La nostra dirigenza ha appoggiato Albertini, ma questo non vuol dire essere contro Tavecchio. La nostra apertura al bene del calcio è totale”. Equilibrio da diplomatico navigato, ma anche necessario rigore morale. E un messaggio indiretto a Lotito: “Sono molto legato ai valori dello sport. Mi piace pensare il fatto che tutte le squadre possano avere le stesse possibilità di vittoria”. Comprese il Carpi e il Frosinone.
Non si augura esplicitamente che il prossimo capo della Lega di Serie A, o della Figc, sia un ex arbitro. A Rizzoli basterebbe che “si riportasse il valore della competizione sportiva dove arrivare secondi è un complimento e non una sconfitta”. Impresa durissima, più che arbitrare in Italia. Fuori – tanto per cambiare – sembra più semplice: “Probabilmente per un fatto culturale. Anche le stesse squadre italiane quando vanno all’estero si approcciano in modo diverso. All’estero c’è sicuramente maggiore rispetto reciproco in campo”.
Nell’ultimo consiglio di Lega è stato approvata l’introduzione della goal line technology, che dovrebbe eliminare per sempre il dubbio sui gol fantasma: “La vedo come assolutamente positiva. Questo però non è in alternativa al lavoro degli addizionali”, cioè gli arbitri di porta. Il loro lavoro in questi mesi è stato spesso criticato, quando non ritenuto inutile. Ma secondo Rizzoli “se si tolgono gli addizionali ci sarà un discapito qualitativo abbastanza grosso. La questione dei costi è importante e grave, ma i tagli incideranno sulla qualità degli arbitraggi”.