Si sta consumando un vero e proprio scontro sui campi da calcio sintetici tra l’Agenzia europea dei prodotti chimici (Echa, un’agenzia dell’Unione europea con sede a Helsinki) e le società di calcio, insieme alle federazioni (quella spagnola e quella inglese), compresa anche la UEFA.
Lo scrive ItaliaOggi, spiegando che l’Echa vuole introdurre limitazioni alla composizione dell’erba artificiale riducendo l’uso di aggregato di pneumatici, e diminuire il ricorso ai campi con il prato sintetico per tutelare l’ambiente e la salute umana. I club ritengono invece necessario il ricorso all’erba artificiale per garantire la sostenibilità economica di società e impianti sportivi.
La UEFA ha fatto sapere all’Echa che le restrizioni chieste comporterebbero una ricaduta negativa importante sul calcio e la società nel suo insieme con un costo di 96 miliardi di euro. Il problema riguarderebbe soprattutto l’Europa del Nord, dove si contano all’incirca 32 mila prati artificiali negli stadi.
In particolare, sotto la lente dell’Echa è finito, a causa degli effetti nocivi, l’aggregato di pneumatici arrivati a fine vita che si utilizza per i fili dell’erba artificiale dei campi da calcio. L’Agenzia europea aveva proposto tre opzioni, ma ora ha chiesto l’adozione di misure tecniche per ridurre del 10% la dispersione nell’ambiente di frammenti di questo materiale.
Ritenuto particolarmente inquinante, ogni anno se ne disperdono all’incirca 16 mila tonnellate. L’adeguamento degli impianti, con l’installazione di filtri, postazioni per il lavaggio delle scarpette e altre attrezzature negli stadi e negli impianti sportivi avrebbe un costo stimato di 1,28 miliardi di euro.