E’ stata svelata ieri, dal quotidiano la Repubblica, la storia che legherebbe l’acquisto del calciatore Ante Coric (risalente al 2018) da parte della Roma all’iter di autorizzazione per il progetto del nuovo stadio giallorosso a Tor Di Valle.
Una storia sulla quale stanno indagando due procure (Zagabria e Roma) e la Guardia di Finanza, e che vede al centro il mediatore Giuseppe Cionci, amico personale del Governatore del Lazio Nicola Zingaretti. Cionci, all’epoca ds della Roma, non ha voluto commentare la questione, così Repubblica ha intervistato direttamente Cionci.
«Coric, nel 2017, era celebrato come un campione. Transfermarkt lo valutava intorno ai 15 milioni. Lo feci prendere a otto. Il premio extra che chiesi alla Roma lo avevo concordato con Monchi. Ma nel 2019 Monchi se ne era andato e quel premio non lo presi. Come vedete nessun mistero», ha esordito.
Sul perché tre degli otto milioni per Coric siano tornati in Italia: «E che ne so io? Io so solo che in quell’affare i soldi li ho persi. Ho fatto vedere alla Finanza due bonifici che feci ai mediatori croati riconoscendogli delle percentuali che non gli spettavano. Ma volevo chiuderla perché non ne potevo più».
«Normalmente – ha aggiunto –, in questi affari il mediatore del venditore tratta una percentuale e lo stesso fa quello del compratore poi i due cachet si mettono insieme e vengono divisi secondo un accordo a monte. Nel caso di Coric dovevamo dividerci le provvigioni al 50%. I croati hanno messo solo una piccola parte della loro quota».
Sull’amicizia con Zingaretti: «Non è colpa mia se sono amico di Nicola. Maledetto quel giorno che è cominciata questa storia di Coric. Io, dopo che le accuse che mi aveva rivolto Buzzi in “mafia capitale” sono state archiviate, ho cambiato vita. Ho venduto tutto e con i soldi ho messo su un’agenzia di procuratori, la Cornersport».
Lo stadio però, assicura Cionci, non c’entra nulla: «Ma per carità. Anzi tutte le volte che ho parlato di stadio l’ho fatto con Nicola (Zingaretti, ndr) dicendogli: mi raccomando fai attenzione perché qui non ci vuole niente a finire nei pasticci. Ripeto, la mia sfortuna è che l’amicizia con Nicola è diventata un problema. Lo so talmente bene che ormai da un po’di tempo lavoro più in Spagna, dove mi sono preso il Covid, che in Italia. In questo Paese non lavoro più. Lavoro con il Boca Juniors, con lo Zenit, con il Siviglia».