Non solo sponsor, Tim ora entra con forza anche nel settore dei diritti tv della Serie A. Non direttamente, ma attraverso una partnership con Dazn nel caso in cui la piattaforma di streaming si aggiudicasse (ad oggi è in pole) la trasmissione delle gare del campionato italiano nel prossimo triennio.
Dietro l’ingresso del gruppo telefonico c’è anche la mano di Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Tim dallo stretto rapporto con il fondo Elliott. Napoletano classe 1961, Gubitosi si è formato come manager nel Gruppo Fiat, dove è rimasto dal 1986 al 2005 lavorando a stretto contatto con Gianni e Umberto Agnelli, rispettivamente zio e padre di Andrea, oggi presidente della Juventus. All’interno del gruppo torinese, ha ricoperto i ruoli di Chief Financial Officer, Direttore Finanza e Responsabile Tesoreria di Gruppo, oltre ad essere stato Presidente del Consiglio di Amministrazione di Fiat Partecipazioni e membro del Consiglio di Amministrazione di Fiat Auto, Ferrari, Iveco, Itedi (editoria), Comau e Magneti Marelli (componentistica).
Lasciata Fiat, nel 2005 è entrato in Wind Telecomunicazioni come Chief Financial Officer per poi diventarne amministratore delegato dal 2007 al 2011, succedendo a Paolo Dal Pino, attuale presidente della Lega Serie A. Gubitosi passa poi a Bank of America Merrill Lynch Italia (country manager e responsabile della divisione Corporate and Investment Banking dal novembre 2011 a luglio 2012) e poi diventa Direttore Generale Rai, ruolo che ricopre dal luglio 2012 all’agosto 2015.
Nel 2015 entra in Advent International (oggi in corsa insieme a CVC e FSI per entrare nella Media Company della Lega Serie A) come Operating Partner rimanendo fino a dicembre 2018, venendo inoltre nominato nel maggio 2017 commissario straordinario di Alitalia (fino al novembre 2018). Tra gli altri ruoli, è stato inoltre membro del Consiglio di Amministrazione di Cometa (fondo pensione dei lavoratori metalmeccanici), F2i Sgr, Maire Tecnimont e de il Sole24ore.
Nel 2018 entra in Tim, venendo nominato consigliere indipendente come mossa all’interno della battaglia tra Elliott e Vivendi sulla governance del gruppo telefonico: un conflitto che nasce dalla gestione del gruppo francese, una situazione anomala in cui Vivendi, pur avendo solo una maggioranza relativa (con il 24% circa delle quote), si muoveva e prendeva decisione come se Telecom fosse esclusivamente di sua proprietà.
Uno scontro che ha portato il CdA (i cui consiglieri sono stati proposti dal fondo ma sono stati votati a maggioranza dall’assemblea, quindi assolutamente indipendente e che risponde al mercato) a sfiduciare l’allora ad Amos Genish per sostituirlo proprio con Gubitosi: nel novembre 2018, dopo trattative intense e una spaccatura anche tra i consiglieri di Tim eletti in quota Elliott, il manager napoletano viene quindi scelto come nuovo amministratore delegato.
Va detto però che ora il peso del fondo di Singer nell’azionariato di Tim è sceso fino all’attuale 0,136% dei diritti di voti (con un altro 4,862% di quote legato a una posizione lunga costruita con strumenti derivati che le note identificano come JPM cash settlement swap con scadenza 30 maggio 2023), anche se questo non significa comunque un disimpegno totale di Elliott.
Qual che è certo è che Tim è entrata nella partita dei diritti tv della Serie A, affiancandosi a Dazn. Quasi anche a voler rispondere alla provocazione dell’ad della Lega Luigi De Siervo, che nelle scorse settimane (mentre tra l’altro sono in corso trattative per il rinnovo della ventennale sponsorizzazione che oggi vale 15 milioni annui, con la Serie A che punta i 20 milioni a stagione) aveva dichiarato: «Tim? Continuano a essere definiti la bella addormentata nel bosco».
Secondo gli osservatori, inoltre, quella di Tim sembra anche una risposta all’invasione di campo di Sky nel settore delle telecomunicazioni con il lancio di Sky Wifi: una scelta strategica che avrebbe quindi portato alla replica di Tim, pronta ad affiancare Dazn per i diritti tv della Serie A, elemento centrale nell’offerta della pay-tv di Comcast.