La saga della famiglia Agnelli sull’eredità dell’Avvocato torna al centro della scena. Questa volta il tema è la cassaforte Dicembre, una “società semplice”, le cui quote sono in possesso per il 60% al presidente di Exor, Stellantis e Ferrari, John Elkann e per il 40%, diviso in parte uguali, fra i fratelli Lapo e Ginevra.
Non una semplice società però perché da qui a cascata parte la catena che, attraverso il 38% della holding olandese Giovanni Agnelli Bv, arriva a Exor che ha in pancia un portafoglio miliardario con il 14,4% del colosso automobilistico Stellantis, il 23% di Ferrari, il 27% di Cnh, il 100% di PartnerRe e il 64% di Juventus.
Ora, secondo quanto svelato da Corriere.it in un articolo a firma di Mario Gerevini e Fabrizio Massaro, i documenti della società Dicembre «non risulterebbero conformi alla normativa di settore». I legali della madre, Margherita Agnelli, in una memoria consegnata il 15 luglio al Tribunale di Torino sollevano dubbi su una serie di atti depositati al Registro delle imprese (con un ritardo di 20 anni).
La figlia di Gianni Agnelli e di Marella Caracciolo – mancati rispettivamente nel 2003 e nel 2019 –, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann (e di altri 5 figli dal secondo matrimonio con Serge de Pahlen), è di nuovo in campo dopo la battaglia persa oltre dieci anni fa per l’eredità del padre.
Il motivo è verificare la correttezza e la trasparenza degli atti della Dicembre, secondo la versione soft che filtra dall’entourage di Margherita. Trovare appigli per rimettere in discussione gli assetti della cassaforte, secondo la versione più “dura” che circola in ambienti finanziari torinesi.
Pur essendo nata nel 1984 e al vertice di un grande gruppo quotato, né la famiglia né la Camera di Commercio si sono preoccupate di segnalarne l’esistenza in un registro pubblico, obbligatorio dal ’96 per questo tipo di società, fino al 2012. Cioè quando lo ordinò per la prima volta un giudice, ottenendo il deposito dell’atto costitutivo e poco più.
Lo riordinò un altro giudice nel 2013, ma solo di recente sono stati depositati una serie di atti, compresi quelli del 2004 che hanno definito l’assetto attuale, come ha scritto Il Sole 24 Ore. Anche questa volta con l’intervento del giudice a cui si era rivolta Margherita Agnelli.
I documenti depositati sono in gran parte inediti e raccontano passaggi fondamentali della storia della dinastia. Con Gianni Agnelli al comando nel 1996 entrano come soci nella Dicembre John Elkann e la madre Margherita. Nel ’99 l’Avvocato detta il futuro: tutti i poteri passeranno al nipote, che alla morte del nonno (2003) sale al 58% della cassaforte.
L’anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la nonna cede tutto ai nipoti, mantenendo l’usufrutto: John si consolida al 60%, Lapo e Ginevra prendono il resto: è l’assetto attuale.
Nell’accordo di rinuncia all’asse ereditario, Margherita aveva ottenuto beni per un valore stimato in 1,16 miliardi. Nel 2007, però, ritenendo di essere stata tenuta all’oscuro dell’esatto patrimonio dell’Avvocato, chiese in tribunale l’annullamento dell’intesa svizzera e un rendiconto completo di beni e attività. Ora torna all’attacco sulla società dei figli, chiedendo verifiche sulla loro regolarità.
«Risulta che nessuna delle scritture private sia stata depositata in originale o che si trovi in deposito notarile. Quanto, poi, alle attestazioni del notaio, non risulta che queste si possano qualificare quali effettive “copie autentiche”, anche per estratto, degli atti che si intendono iscrivere», lamenta il suo legale Dario Trevisan.
Di un atto che Margherita conosce molto bene nella memoria si dice che «il documento esibito alla Camera di Commercio non è conforme all’originale». «Irregolarità» riguarderebbero anche altri documenti per i quali «non è stato depositato l’originale». E quindi la madre del numero uno del gruppo chiede al giudice di Torino che disponga un’integrazione o una regolarizzazione degli atti da parte della Dicembre.