Il presidente della Liga Javier Tebas è intervenuto durante una conferenza stampa a margine del World Football Summit, evento in corso di svolgimento allo stadio Wanda Metropolitano di Madrid e del quale Calcio e Finanza è media partner.
Tra i temi toccati – e dei quali Tebas parlerà anche durante l’evento – ci sono il Mondiale ogni due anni, la Superlega, la riforma del Fair Play Finanziario, ma non solo. Sul tavolo anche temi più nazionali, come l’accordo tra la Liga e CVC.
Rispondendo alle domande dei cronisti presenti, Tebas ha esordito parlando di salary cap e luxury tax, possibili novità del nuovo sistema di controllo dei conti al quale la UEFA sta lavorando: «Crediamo che non sia un buon percorso quello intrapreso dalla UEFA. L’apporto di capitali illimitati da parte dei soci e un controllo dei costi che si esaurisce solo a 25 giocatori della rosa non è una buona cosa».
Rispondendo a una domanda sulle differenze tra Liga e Bundesliga e su quello che il torneo spagnolo possa prendere di buono da quello tedesco, Tebas ha detto: «Ci sono molte cose che la Bundesliga fa bene e che possiamo fare anche noi. A livello globale e nell’ambito dei naming rights e altri affari sono superiori a noi. La Bundesliga è migliore a livello di espansione internazionale, che si riflette anche sui diritti tv a quel livello. Possiamo imparare molto anche per quanto riguarda il ticketing».
La discussione si è poi spostata sui rapporti con il Real Madrid e il Barcellona e sulle difficoltà di gestire la Liga con i due colossi ancora coinvolti nel progetto Superlega: «Nessuna difficoltà in particolare. Sono già otto anni che Real e Barcellona non sono d’accordo con le cose che facciamo. Ma nell’esecutivo abbiamo altri 40 club che sono d’accordo con noi. Non deve essere una lotta ricchi contro poveri».
Con i due colossi «abbiamo avuto una serie di conflitti, ma li abbiamo vinti tutti. In una Liga bisogna agire per maggioranza di club, non per quelli che sono più o meno ricchi. Bisogna fare attenzione alle posizioni di queste grandi società, per evitare che si muovano per loro interesse e non per la collettività. Ma non sono preoccupato, i club grandi non possono decidere tutto, manteniamo la stessa linea».
E a proposito di Real e Barcellona, impossibile non tornare sul tema Superlega e sugli accordi tra nove di club fondatori e la UEFA, mentre le cosiddette società ribelli (Juve compresa) restano coinvolte nel progetto.
«Sanzioni? No, la UEFA ha un accordo con gli altri 9 club, che non è sanzionatorio. Un accordo volontario, mentre con i tre club il procedimento è sospeso e bisogna capire se a livello europeo la UEFA ha una posizione di monopolio. Però non si tratta di sanzioni per gli altri 9 club, ma di un accordo volontario, mentre per gli altri tre il procedimento è sospeso, è importante che questo sia ben chiaro».
«Il fatto che la UEFA sia l’unico operatore non significa che sia anti competitivo – ha proseguito Tebas -. Se voglio organizzare una competizione che contrasta la Champions non lo posso fare giocando allo stesso tempo proprio la Champions, come voleva fare il Real Madrid. Questa si che è concorrenza sleale. Qui le chiavi sono: possono organizzarsi competizioni stando dentro un altro torneo? Una cosa è se il Real dice: signori vado via e organizzo il mio torneo con la Juventus, in quel caso nessuno si oppone. Ma non si può fare restando dentro la Champions».
«E poi – ha concluso –, non sarebbe anticoncorrenziale la creazione di una Superlega? Assorbirebbe una gran percentuale dei ricavi da diritti televisivi. Questo si sta discutendo realmente, la condotta sleale dei club che sono dentro la ECA e lavorano per un altro torneo».