Udinese-Milan in streaming
(Zlatan Ibrahimovic (Foto: Marco Luzzani/Getty Images)

Zlatan Ibrahimovic ha rilasciato una lunga intervista a Il Corriere della Sera. L’attaccante del Milan ha toccato diversi temi, dalla sua infanzia al suo rapporto con la moglie, dalle schermaglie in campo con alcuni avversari, al razzismo e per arrivare addirittura all’indagine sulle plusvalenze che ha coinvolto la Juventus.

A cominciare proprio dal tema razzismo, e dall’ultimo episodio a Roma: «L’ultima volta è successo a Roma. Per l’esultanza dopo un gol. Cinquantamila persone mi gridavano zingaro, e l’arbitro ha ammonito me». Ma «il razzismo c’è dappertutto. Anche in Svezia».

Ibra ricorda poi i tempi della Juventus, con Capello, ma soprattutto Moggi. «Con me è stato il top. Quegli scudetti (quelli revocati, ndr) li abbiamo vinti, e nessuno ce li può togliere. Nessuno può cancellare il sudore, la fatica, la sofferenza, gli infortuni, i gol. Per questo, quando dicono che in carriera ho vinto undici scudetti, li correggo: sono tredici. Moggi era uno che incuteva soggezione, anche se non a me. Come Berlusconi».

A proposito di avversari, il calciatore svedese ricorda che «Mihajlovic in campo era cattivo, come lo era Ballack, un altro provocatore di professione; ma lo faceva per dare un vantaggio ai suoi compagni. Non come Materazzi. Entrava da dietro per fare male; e noi calciatori capiamo subito quando uno entra per fare male o semplicemente entra duro, come Chiellini, come Stam, come Maldini…».

«Con lui – ha detto a proposito dell’ex difensore dell’Inter – avevo un conto aperto da anni. L’ho saldato in un derby. Quello entra a piedi levati, io salto, lo evito, e lo colpisco con una gomitata alla tempia. Pippo Inzaghi commentò: “Il più bel derby della mia vita: 1 a 0, gol di Ibra, Materazzi in ospedale”. Ovviamente stava scherzando».

Ibra torna anche sul litigio con Lukaku: «Derby di Coppa Italia. Lui litiga prima con Romagnoli, poi con Saelemaekers; io intervengo per difendere i compagni, e Lukaku mi attacca sul piano personale. Da restare choccati. Eppure eravamo stati compagni al Manchester».

«Lukaku ha un grande ego – ha aggiunto –, è convinto di essere un fuoriclasse, ed è davvero forte. Ma io sono cresciuto nel ghetto di Malmoe, e quando qualcuno mi viene sotto a testa bassa, lo metto al suo posto. Così l’ho colpito nel suo punto debole: i rituali della mamma. E lui ha perso il controllo».

Poi, inaspettatamente, una battuta sull’indagine in corso per la plusvalenze della Juventus: «È solo agli inizi, è presto per giudicare. Posso dirle che io su tasse, bilanci, soldi sono attentissimo, pago bene le persone che se ne occupano».

Ibra parla anche di trasferimenti che non si sono mai realizzati: «Maradona è un mito. Vedendo un documentario su di lui avevo deciso di andare al Napoli, per fare come Diego: vincere lo scudetto. Ero stanco dell’America. Pensavo di smettere. Mino mi disse: sei matto, tu devi tornare in Italia. Con il Napoli era fatta; ma poi De Laurentiis cacciò Ancelotti».

Infine, una battuta sul futuro e sulla possibilità di fare l’allenatore: «Non lo so, è così stressante… Farò qualcosa capace di darmi adrenalina. Ma finché reggo, faccio il centravanti. Voglio giocarmi lo scudetto fino all’ultima giornata. E andare al Mondiale in Qatar».

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