Il calcio, oggi non è più solo uno sport. Come dimostrano i numeri, si tratta di un’industria in grado di generare ogni anno un giro d’affari da oltre 25 miliardi di euro in Europa, di cui 3,6 solo in Italia. Ciò richiede ai club calcistici di fronteggiare nuove sfide, che considerino la totalità dei fattori sportivi e di gestione economica. È questo uno dei passi introduttivi di “Economia, Gestione e Finanza dei Football Club Professionistici”, libro di Gimede Gigante e Claudio Sottoriva edito da Egea e uscito nel 2021, che è stato ripreso in un ampio articolo nell’ultimo numero della rivista ufficiale della Università Bocconi di Milano.
Il testo parte dal presupposto che sia già in atto un cambiamento nel modello di business delle principali società e che, anche in seguito all’introduzione di normative quali il Financial Fair Play, si osserva una preoccupazione maggiore per gli aspetti finanziari, soprattutto in considerazione dell’indebitamento complessivo di 5,2 miliardi di euro registrato dal calcio italiano nell’ultimo anno.
L’iniziativa di qualche mese fa di costituire una Super Lega ha portato alla luce un problema ormai noto, ovvero la necessità di ripensare sia alla distribuzione dei diritti televisivi, sia al format dell’attuale Champions League, che risulta obsoleto e poco accattivante. Con il clamore che l’iniziativa ha suscitato, il progetto della Super Lega ha il merito di aver portato alla luce la necessità di sviluppare una visione strategica d’insieme, con l’obiettivo di massimizzare la “torta” di ricavi e sviluppare un approccio sostenibile dal punto di vista sia finanziario che di razionalizzazione dei costi.
Inoltre, dal momento che le società di calcio hanno su di sé il rischio imprenditoriale, dovrebbero poter avere maggiore coinvolgimento nella governance delle competizioni a cui partecipano al fine di supervisionare al meglio l’esperienza dei fan, l’impatto ambientale del business, la sostenibilità finanziaria e la gestione dei diritti dei media. Allo stato attuale, senza questi cambiamenti è estremamente difficile poter pianificare delle strategie di sviluppo che prevedano, soprattutto per i football club più importanti, ingenti investimenti nel lungo termine, come ha anche affermato di recente il presidente di Juventus Football Club Andrea Agnelli, uno dei promotori dell’iniziativa Super League, in occasione di un intervento presso l’Università Bocconi.
Ciò detto, non si può trascurare l’importanza dei risultati sportivi, in quanto da essi deriva l’apprezzamento del mercato e la possibilità di ottenere maggiori guadagni anche grazie alle plusvalenze per la cessione dei calciatori. La sostenibilità di questo modello di business, ancora prevalente nelle società medio-piccole che non possono diversificare i propri ricavi, pone interrogativi anche in seguito alla recente indagine avviata dalla Covisoc sulle plusvalenze realizzate nei due anni passati nell’ambito dei trasferimenti di alcuni calciatori tra squadre di Serie A e non solo. Occorre precisare che di per sé le plusvalenze non sono operazioni “illecite”, ma sono uno strumento largamente utilizzato per fare mercato e per le quali le squadre italiane sono in buona compagnia in tutta Europa.
La critica che viene mossa al sistema calcio in generale è il fatto che i calciatori possano essere valutati cifre significative apparentemente non controbilanciate da una piena e dimostrabile ragione sportiva. Il problema di fondo da cui partire però è forse un altro: come e chi può veramente stabilire quale sia il prezzo oggettivo di un calciatore essendo lo stesso determinato dall’incontro soggettivo tra domanda ed offerta? Qui gli strumenti di finanza e i principi di valutazione aziendale possono fornire un contributo valido.
Un punto di incontro tra calcio e finanza è rappresentato, inoltre, dal recente interesse mostrato dai fondi di private equity per il settore: dopo il fallimento della trattativa con la Serie A, Cvc ha siglato in agosto un accordo con la Liga che prevede la cessione al fondo del 10% dei diritti commerciali del campionato spagnolo per 2,7 miliardi di euro. Ulteriori investimenti sono stati fatti a livello di singolo club, come la cessione del Genoa alla holding statunitense 777 Partners lo scorso settembre. Sempre maggiore appeal tra le società stanno riscontrando, poi, gli strumenti di finanziamento alternativi, quali Minibonds e Kickbonds, anche se non sempre con i risultati sperati. A tal proposito, basti ricordare l’iniziativa lanciata da Carlo Cottarelli con InterSPAC per lo sviluppo di un azionariato popolare della società nerazzurra.
In conclusione, è fondamentale comprendere i principali driver di valore dei football clubs, il quadro normativo estremamente complesso all’interno del quale le società devono muoversi, insieme alle principali problematiche economico-manageriali che le caratterizzano, per facilitare l’elaborazione di nuovi modelli sostenibili di gestione, che siano in grado di coinvolgere tutti gli stakeholders.
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