Juventus allarme revisori
John Elkann e Andrea Agnelli (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Nel giorno in cui le holding della famiglia Agnelli formalizzano con il Fisco l’accordo per il pagamento di 949 milioni di euro (746 milioni da Exor e 203 milioni dalla Giovanni Agnelli BV, per risolvere la disputa sulla Exit Tax), il governo ufficializza una nuova iniezione di miliardi a vantaggio del settore auto, che – scrive nella sua edizione odierna Il Fatto Quotidiano – segue le richieste avanzate dall’AD di Stellantis Carlos Tavares per aiutare l’azienda.

L’ultimo infortunio fiscale della famiglia Agnelli risale a fine 2016, quando si realizza la fusione per incorporazione della vecchia Exor italiana nella sua nuova scatola olandese, ExorHolding NV. Nessun motivo fiscale, John Elkann, spiegò semplicemente che «l’85% del valore delle nostre società ha già sede in Olanda, semplicemente il contenitore segue il contenuto».

La fu FIAT, infatti, aveva già spostato la sede legale nei Paesi Bassi nel 2014, quando fu realizzata la fusione per incorporazione con Chrysler che creò la vecchia FCA. In entrambi i casi, tuttavia, non fu pagata la “Exit tax” per chi sposta attività all’estero senza mantenere una stabile organizzazione in Italia. La logica è che tutto il “guadagno” della vendita alla nuova società straniera concorra a formare il reddito dell’ultimo periodo d’imposta in Italia.

Per la creazione di FCA, spiega Il Fatto, il Fisco contestò plusvalenze nascoste per oltre 5 miliardi e un mancato gettito di 1,3 miliardi: all’inizio del 2020 l’allora FCA accettò di pagare 730 milioni, con uno sconto di quasi il 50%, per chiudere la vicenda. Ora i nuovi accordi, con 746 milioni (104 di interessi) da Exor e 203 milioni (28 di interessi) dalla Giovanni Agnelli BV, 949 milioni in tutto.

Quanto sia stato l’eventuale sconto stavolta non è noto, anche se – spiega Il FattoJohn Elkann si lamentò dell’accanimento dell’Agenzia delle Entrate anche con Mario Draghi nell’incontro del 20 gennaio scorso. Lo sconto applicato dal Fisco stavolta potrebbe essere superiore al 50% (quasi un miliardo, dunque). Sconto a cui si aggiungono i soldi – sotto forma di incentivi – che lo Stato darà alle imprese di famiglia, in particolare Stellantis.

L’Italia non solo aiuterà con 370 milioni la costruzione della gigafactory per le batterie a Termoli, in Molise, ma ha stanziato 1 miliardo l’anno di incentivi all’acquisto di auto elettriche, ibride e pure endotermiche (proprio come chiesto dall’AD di Stellantis Tavares, il giorno prima della visita di Elkann a Palazzo Chigi). Considerando che un terzo di quegli incentivi finirà ad auto Stellantis (stima prudente), parliamo di 330 milioni di ogni anno fino al 2030: fanno tre miliardi solo dal governo Draghi.

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