«Sorrido amaro ma fa parte del gioco, abbiamo perso la battaglia ma non ancora la guerra. Dobbiamo cercare di ricomporci, siamo incazzati e non depressi. Ci sono ancora quattro partite, il calcio non è scontato come negli anni ’70 e ’80. Oggi anche chi non ha niente da dire si gioca le partite. C’è livellamento, è uno dei campionati più interessanti degli ultimi anni. Ci voleva per la Serie A, è un campionato incerto e sia un bene per il nostro movimento che si è impoverito sotto tutti i punti di vista». Lo ha detto l’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta, intervenuto durante l’evento “Il Foglio a San Siro”.
«Il calcio è in grande difficoltà, per un motivo storico. Anche prima della pandemia le difficoltà erano già emerse, i costi erano già insostenibili e lo sono ancora di più oggi dopo la pandemia che ha generato una contrazione soprattutto finanziaria. Il calcio spesso è alla ricerca della competitività a scapito della sostenibilità, credo che ora possano emergere le competenze che devono essere le principali caratteristiche. Bisogna essere creativi per andare a cercare competenze e cercare poi in queste competenze di inculcare mentalità e cultura vincente che nello sport è sicuramente importante».
«L’equazione non è “chi più spende più vince”. C’è stata una scossa la scorsa estate, il fatto che sia andato via l’allenatore e alcuni giocatori che hanno espresso la volontà di andare a fare esperienza altrove, ma alle spalle avevamo la solidità del club e il fatto che attraverso quelle operazioni di mercato avevamo garantito sostenibilità al club. Abbiamo operato sulla falsariga degli anni precedenti, cercando di costruire una squadra competitiva con mentalità vincente, abbiamo scelto un allenatore come Simone Inzaghi che sta risponendo in pieno a quello che gli avevamo chiesto. Oggi siamo qua a lottare per lo scudetto, dopo aver vinto supercoppa e con finale di Coppa Italia, spero ci siano entrambe le ciliegine ma siamo molto contenti e si deve a cultura del lavoro e solidità del club».
«Oggi in Italia manca un ministero dello sport, ma la crisi è ovunque, non solo nel calcio. Avere un ministero significa che a sua volta il ministero dell’istruzione possa capire che lo sport nella scuola è un elemento fondamentale».