Dopo i proclami dei giorni scorsi, il governo Letta frena sull’emendamento, firmato dallo stesso esecutivo, alla Legge di Stabilità, che oltre a dare una spinta alla realizzazione di impianti sportivi prevedeva, secondo quanto riportato nel testo, anche “insediamenti edilizi o interventi urbanistici entrambi di qualunque ambito o destinazione, anche non contigui agli impianti sportivi”.
Un passaggio che, come spesso avviene in Italia, ha scatenato le proteste degli ambientalisti e di chi teme possibili speculazioni edilizie e che ha portato il viceministro all’Economia Stefano Fassina a prendere posizione contro l’emendamento. “La norma sugli stadi”, ha affermato l’esponente del Partito democratico, “così come è formulata ora non va”. Dichiarazioni alle quali hanno fatto seguito quelle del sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giovanni Legnini, a margine dei lavori della commissione Bilancio del Senato, che ha sottolineato che sulla norma “è in corso una riflessione molto seria”.
Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie con delega allo Sport, Graziano Delrio, ha cercato di gettare acqua sul fuoco attribuendo eventuali malintesi alla circolazione di “alcune bozze non ufficiali” e ha affermato: “Né speculazione edilizia, né devastazione del territorio saranno presenti nell’emendamento governativo ufficiale, bensì la volontà di ammodernare l’impiantistica sportiva, professionistica e di base”. “Da parte del governo c’è l’impegno”, ha continuato Delrio, “a evitare cementificazione, speculazioni edilizie e sfruttamento del territorio. Il testo del governo sarà coerente con questi principi”.
“Il nostro Paese è tra i più arretrati in Europa in materia di impiantistica sportiva ad ogni livello. Introdurre il tema nella legge di stabilità significa prendere a cuore le richieste dai territori e dare una risposta adeguata”, ha tenuto a sottolineare Delrio.