Cairo salary cap
(Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)

Il presidente di RCS e del Torino Urbano Cairo ha lanciato un segnale di allarme sul calcio italiano in occasione della presentazione del Festival dello Sport in programma dal 22 al 25 settembre: «Il calcio italiano va ripensato, siamo arrivati a un livello esagerato», le parole del patron granata con riferimento ai problemi economici che vive il mondo del pallone e alle occasioni perse nel recente passato.

«Ripensiamo a quando il calcio italiano valeva 900 milioni di euro di diritti televisivi: secondi solo dietro l’Inghilterra. Tutti gli altri, dalla Spagna alla Germania, erano dietro. Non siamo riusciti a capire cosa andasse fatto per diffondere il calcio italiano nel mondo. Cosa che invece ha fatto la Spagna», ha aggiunto ancora Cairo.

«Rispetto al calcio inglese e spagnolo, l’Italia ha un livello di fatturato inferiore che non permette di fare investimenti. Non è facile oggi trovare mecenati che spendono 100 milioni di euro all’anno per coprire le perdite. È una cosa illogica. Mancandoci le risorse, bisogna invertire la rotta puntando moltissimo sui giovani, costruendo delle academy per la formazione dei calciatori», le parole del patron del Torino riportate da La Gazzetta dello Sport.

Secondo Cairo, per rendere i club di calcio sostenibili dal punto di vista economico «devi fare una cosa non soltanto italiana ma europea. Più che fare la Superlega, si tratta di fare un calcio sostenibile in cui metti dei limiti, perché ci vogliono. In un momento in cui la gente a casa soffre, non ha risorse, c’è l’inflazione e le materie prime aumentano, c’è questo paradiso terrestre che però è relativo, perché le squadre perdono molti soldi».

Il presidente di RCS si è detto dunque favorevole all’introduzione di un “salary cap” vista la situazione di difficoltà di molti club italiani. Anche il Torino «che una volta era virtuoso nel bilancio, negli ultimi anni non lo è stato. Quando perdi così tanto, non stai facendo un calcio sostenibile e intelligente.

«Oggi abbiamo meno risorse per fare gli investimenti fondamentali, dagli stadi ai vivai, e allora ci vuole un aiuto anche da parte di chi governa il calcio italiano per fare quelle cose che in altri Paesi hanno funzionato benissimo. Dobbiamo capire gli errori fatti, invertire la rotta e fare velocemente quello che non si è fatto prima nello sviluppo del nostro calcio in giro per il mondo», ha concluso.

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