Meno interruzioni, ma anche meno controversie. Con l’introduzione del “fuorigioco semiautomatico” da domani in Champions League, la UEFA spera di rendere più fluide le partite del massimo torneo continentale: lo fa «per il bene del gioco».
Questo nuovo strumento, che «ha funzionato perfettamente» il 10 agosto, in occasione della Supercoppa Europea fra Real Madrid ed Eintracht Francoforte, punta a «migliorare il corso della partita e la coerenza nelle decisioni» arbitrali, ha sintetizzato Roberto Rosetti, presidente della Commissione Arbitri dell’UEFA.
Nella «tecnologia semiautomatica del fuorigioco», l’UEFA ripone le stesse speranze della FIFA, che l’ha testata nell’ultima Coppa d’Arabia, poi al Mondiale per Club ed è pronta a utilizzarla ai Mondiali in Qatar (20 novembre-18 dicembre). «Per il bene del gioco e dell’arbitraggio, l’UEFA vuole sempre utilizzare la migliore tecnologia possibile», ha assicurato Rosetti, nonostante questa tendenza sia simboleggiata dall’introduzione del Var e non sia ancora unanime.
L’obiettivo è quello di stabilire in ogni momento la posizione dei giocatori e del pallone, andando oltre l’occhio umano – e il suo rischio di errore -, grazie a telecamere poste sotto il tetto degli stadi, in grado di «tracciare fino a 29 punti di visione diversi» per giocatore.
Posto al centro del pallone, un sensore invierà poi i dati alla camera di visione per determinare quando viene giocato, con una precisione umanamente irraggiungibile e consentendo di avvisare automaticamente i video-arbitri se l’attaccante è effettivamente in posizione di fuorigioco. La decisione finale spetterà comunque all’arbitro principale, soprattutto perché la stessa regola del fuorigioco vieta di automatizzarne l’applicazione. Una volta presa in considerazione la posizione dei giocatori, resterà da valutare se un avversario sia stato in grado di rimettere in gioco intenzionalmente il pallone.