Addio Borsa. Ieri si è completato il delisting della Roma che ha chiuso ufficialmente la storia del club giallorosso in Borsa a 8.149 giorni dall’ingresso a Piazza Affarri, avvenuto il 23 maggio 2000.
La società di proprietà dei Friedkin ha ufficializzato l’uscita con un comunicato nel quale si legge: “Si fa riferimento all’offerta pubblica di acquisto volontaria totalitaria promossa da Romulus and Remus Investments LLC avene ad oggetto un numero massimo di 62.918.072 azioni di A.S. Roma S.p.A“.
I Friedkin, dopo l’Opa lanciata nei mesi scorsi, erano arrivati a possedere 604.521.457 azioni, che rappresentano circa il 96,126% del capitale sociale della Roma. Per questo, la proprietà giallorossa ha potuto poi acquistare le 24.360.863 azioni rimanenti, valutate 0,45 euro ciascuna, per una spesa totale di 10.962.388,35 euro. Le azioni restanti sono state sospese dalla quotazione nelle sedute del 12 e 13 settembre, e quindi revocate a partire da ieri e da quel momento i Friedkin detengono l’intero pacchetto azionario, il 100% del capitale sociale della Roma.
Cosa cambia dopo l’uscita dalla Borsa? L’operatività per la società sarà più semplice. Infatti verranno meno tutta una serie di vincoli e comunicazioni obbligatorie che appesantivano il lavoro della governance. Inoltre ci sarà un risparmio economico, legato alla mancata necessità di nominare una serie di organismi che invece la presenze in Borsa rende obbligatori.