Chievo ricorso Tar
Luca Campedelli (copyright: LaPresse Filippo Rubin/via Onefootball)

Oggi – giovedì 6 ottobre – la sezione del Consiglio di Stato presieduta da Paolo Lotti è chiamata a prendere una decisione assai delicata in merito al ricorso d’appello di Luca Campedelli contro la sentenza del Tar che ha confermato l’esclusione del Chievo dal campionato di calcio di serie B, decretata nel 2021 dalla Federcalcio, poi confermata dal collegio di garanzia del Coni e dal Tar.

Come ricorda MF-Milano Finanza, si tratta di una vicenda che ha avuto implicazioni pesantissime non soltanto sul club calcistico, ma anche sull’attività imprenditoriale dello stesso Campedelli. Infatti, la Paluani, l’azienda dolciaria di famiglia fondata un secolo fa, è stata costretta prima al concordato preventivo e poi alla vendita all’asta e due mesi fa se l’è aggiudicata per 7,6 milioni la Sperlari del gruppo multinazionale tedesco Katjes international.

Campedelli ha presentato i ricorsi e anche una richiesta di risarcimento danni: 143 milioni di euro, di cui 77 per lo smantellamento del parco giocatori della prima squadra (una quarantina circa) e del vivaio (almeno duecento).

Il quotidiano ripercorre la vicenda che ha portato all’esclusione del Chievo, causata da “una follia burocratica”. Come quasi tutte le squadre di calcio dei campionati professionistici, anche il Chievo aveva debiti con il fisco. Le regole federali non permetterebbero l’iscrizione al campionato se non si è in regola con le tasse ma, siccome per mettersi in regola è sufficiente rateizzare, tutte le società pagano a rate e a nessuna squadra è mai stata negata una rateizzazione dei debiti fiscali. Per esempio alla Lazio all’inizio degli anni Duemila, con un provvedimento del secondo governo Berlusconi, venne consentito di appianare una mostruosa posizione debitoria con 23 rate annuali. Anche il Chievo l’aveva chiesta e aveva ottenuto il consenso dell’Agenzia delle Entrate.

Perchè la rateizzazione non venne concessa? Ad ostacolare la concessione c’era un dettaglio: la legge promulgata dal governo di Giuseppe Conte durante la pandemia che ha vietato l’emissione delle cartelle esattoriali dal marzo del 2020 al settembre del 2021. Senza la cartella esattoriale, pur con l’assenso del Fisco, era materialmente impossibile concretizzare un piano di rateizzazione e perciò era altrettanto impossibile per il Chievo mettersi in regola, a differenza di tutte le altre squadre in condizioni anche peggiori che avevano già in atto prima del Covid piani di rateizzazione.

Gli avvocati di Campedelli hanno sollevato l’illegittimità costituzionale della legge varata dal governo Conte durante la pandemia per la disparità di trattamento fra il Chievo e gli altri club calcistici.

Oggi dunque il Consiglio di Stato dovrà esprimersi sulla questione. Nel caso di un accoglimento del ricorso il risarcimento graverebbe sulla Federcalcio e il Chievo otterrebbe la riammissione in Serie B. Se invece il Consiglio di Stato dovesse decidere di rinviare la decisione alla Corte costituzionale, difficilmente la Consulta non potrebbe considerare quella disparità di trattamento provocata dalla legge, mentre la Federcalcio avrebbe il vantaggio di trasferire allo Stato il risarcimento.

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