Football Affairs, l'opinione di Luciano Mondellini

In attesa del sorteggio per gli ottavi di Champions League, in programma lunedì 7 novembre a Nyon, il calcio italiano può sentirsi soddisfatto di aver portato oltre la fase a giorni tre delle sue quattro rappresentanti. Un evento che non si verificava dalla stagione 2020/21, quando a centrare la fase ad eliminazione diretta furono Atalanta, Juventus e Lazio.

Nello specifico, osservando i pronostici di quest’estate, ovvero subito dopo la formazione dei gironi, il Milan ha fatto più o meno il suo. I rossoneri, che partivano dalla prima fascia in quanto campioni d’Italia, si sono classificati al secondo posto dietro il Chelsea, tuttora campione del mondo in carica, ma davanti agli ostici austriaci del RedBull Salisburgo e alla Dinamo Zagabria.

Meglio del previsto hanno fatto Napoli e Inter. Gli azzurri di Spalletti partivano dalla terza fascia e venivano pronosticati in lotta per la seconda piazza nel girone con l’Ajax e dietro il Liverpool. Invece la squadra che sta dominando la Serie A ha ammaliato anche in Europa guidando il suo gruppo di Champions League dalla prima all’ultima giornata e arrivando alla temibile trasferta di Anfield Road con il primo posto praticamente in tasca.

Anche i nerazzurri partivano dalla terza fascia e per di più erano stati inseriti nel cosiddetto girone di ferro insieme a Bayern Monaco e Barcellona (oltre ai cechi del Viktoria Plzen). I pronostici davano per lo più l’Inter al terzo posto (e anche l’amministratore delegato Giuseppe Marotta ha ammesso che pure in società si attendevano la retrocessione in Europa League), invece gli uomini di Inzaghi hanno sovvertito i pronostici nelle due gare con il Barcellona qualificandosi agli ottavi con una giornata di anticipo dietro un Bayern tritasassi. Il Barcellona, va ricordato, è secondo in Liga a un punto dai Campioni d’Europa e di Spagna del Real Madrid (le altre hanno già distacchi sensibili nei confronti del tandem di testa) e ha incassato solo quattro reti in 12 partite di campionato, di cui tre nel solo scontro diretto coi blancos. Esattamente quante l’Inter è riuscita a segnarne ai catalani in soli due match.

Peggio delle previsioni è andata solo la Juventus che, partendo dalla seconda fascia, è riuscita a ottenere soltanto tre punti in sei partite (frutto della vittoria interna sul Maccabi Haifa). I bianconeri sono così stati eliminati dalla Champions e si sono qualificati per l’Europa League soltanto per la miglior differenza reti nei confronti degli israeliani.

IL CALCIO ITALIANO SI STA RISVEGLIANDO?

Si può quindi parlare di segnali di risvegli del calcio italiano in campo europeo? Non va dimenticato che l’Italia non vince il massimo trofeo europeo dal 2010 e non raggiunge una semifinale da Roma-Liverpool dal 2018.

In parte sì. Detto questo però non è tutto oro quello che luccica. Esaminando i pronostici di questa estate si può notare che rispetto alle fasi iniziali delle Champions degli anni scorsi con l’andare degli anni si sia ristretto il numero delle superfavorite. Quest’anno infatti i club che a inizio manifestazione puntavano apertamente alla vittoria finale non erano più di sei: Real Madrid, Manchester City, Bayern Monaco, Chelsea, PSG e Liverpool. Negli anni scorsi invece era normale che anche club come Juventus, Barcellona o Atletico Madrid non si nascondessero nel dire di puntare al bersaglio grosso.

Inoltre, al netto del fatto che si tratta di una stagione sui generis, spaccata in due dal Mondiale, e che tutto potrà cambiare da gennaio in poi, per altro se si guarda il responso del campo nella fase a gironi la scrematura sarebbe ancora maggiore visto che PSG e Liverpool non hanno certo convinto sul piano del gioco e la corsa pare al momento limitata a Manchester City, Bayern, Real Madrid e forse Chelsea (sempre che il Napoli non continui a meravigliare il mondo).

ULTERIORE SCREMATURA NELL’OLIGARCHIA

Nei fatti è come se l’oligarchia che ha dominato l’Europa nell’ultimo decennio – ovvero dopo l’introduzione del Financial Fair Play – avesse subito un ulteriore processo di selezione scremando ulteriormente il gruppo: una sorta di oligarchia nell’oligarchia. Quasi che il calcio europeo abbia subito un plastico esempio di una delle teorie economiche più classiche: quella per la quale quando arriva una crisi – e i riferimenti agli effetti del covid sul mondo del pallone sono puramente voluti – soltanto le società più solide riescono a sopravvivere al livello precedente (anzi si avvantaggiano ancora di più), mentre quelle meno forti subiscono un processo di regressione e indebolimento.

Non è un caso per esempio che Bayern Monaco, Real Madrid e Manchester City siano riusciti – chi in un modo, chi in un altro – a registrare bilanci in attivo anche nelle annate del Covid e immediatamente post pandemia (il Chelsea è invece un caso particolare vista la vendita forzosa della società legata alla guerra in Ucraina)

Mentre al contrario club quali Juventus e Barcellona che avevano intrapreso scelte manageriali rivelatesi sbagliate già nel periodo pre-pandemia hanno visto poi crollare il loro castello sotto i colpi della crisi. In questo quadro quindi può succedere, come del resto è accaduto quest’anno, che l’Inter abbia eliminato il Barcellona per la prima volta dopo il Triplete del 2010 e dopo che negli anni seguenti aveva sempre subito sonore lezioni ogni qual volta avesse incontrato i blaugrana. Oppure che il Benfica, che sino a qualche anno fa era spesso relegato in Europa League, abbia surclassato in classifica la Juventus, che nell’ultimo decennio è stata tra le squadre protagoniste della scena europea. Per non parlare dell’Atletico Madrid, quarto nel girone ed eliminato da qualsiasi competizione continentale.

È come se le squadre che erano parte integrante dell’aristocrazia recente (ultimo decennio) del calcio europeo siano “scese” tra l’alta borghesia e quindi siano diventate superabili dai club che facevano parte di questo secondo gruppo o che, come per esempio Inter e Milan, stanno tentando di recuperare i gradi di nobiltà di un tempo. Una situazione che da un lato lascia intravedere una sorta di livellamento verso il basso che lascia un numero sempre più esiguo di club a dominare la scena europea. Ma dall’altro segnala anche che mai come in questo momento le gerarchie del calcio europeo sono mutevoli e che nel prossimo decennio quell’aristocrazia di sette/otto club che ha dominato il decennio scorso potrebbe essere modificata da club che stanno scalando posizioni a danno di altri che erano presenti. Anche questa in fondo sarebbe una degli effetti tipici della teoria classica del capitalismo in tempi di crisi.

Si dirà: però quest’anno nessuna tra BayernCity e Real Madrid sta dominando il proprio campionato, cosa raramente successa nel periodo recente. Vero, nessuna è ancora andata in fuga nel proprio torneo. Però il Bayern, che ancora una volta ha vinto il suo girone a punteggio pieno, un mese fa era a -5 dalla vetta e non ci ha messo molto per ridurre il gap con la sempre più sorprendente Union Berlin al punto attuale (nota a margine: non solo la Bundesliga ma l’intero calcio europeo deve sperare che presto Berlino possa presto esprimere squadre di alto livello. La Germania e non solo ha bisogno della sua principale metropoli per rendere più interessante il proprio movimento).

Il City si sarebbe praticamente involato in Premier se non fosse per lo splendido Arsenal di Mikel Arteta (forse la rivelazione più bella in Europa insieme al Napoli di Spalletti). Stesso discorso per il Real Madrid che però deve fronteggiare un Barcellona, che come si diceva in patria sta facendo molto bene. Ma nello scontro diretto il Real ha fatto vedere la propria superiorità.

UNA EUROPA LEAGUE DEGNA DELLA VECCHIA COPPA UEFA

Questo rimescolamento delle gerarchie ha però portato un effetto benefico sulla seconda fase di Europa League, che sarà a grandi firme. La seconda competizione europea vedrà cadere dalla Champions squadre quali Juventus, Barcellona, Ajax, Sporting Lisbona e Siviglia per citarne alcune. E oltre a queste vi giocheranno club storici quali Roma, Manchester United e Arsenal che vi hanno partecipato sin dall’inizio. Un parterre che promette grandi scontri e pienoni negli stadi e che sembra poter riportare in vita, da un punto di vista dell’appeal e dei nomi, la vecchia e gloriosa Coppa Uefa.

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