Professionalità, stadio, tifosi, successi. Così può essere riassunto idealmente il progetto-Triboldi per il Brescia calcio. Un progetto inusuale per chi è abituato ai proclami d’insediamento e alle promesse di vittorie immediate tipiche del nostro calcio.

Il nuovo presidente delle Rondinelle ne ha parlato in un’intervista a C&F nel giorno della sua investitura alla guida del Cda della nuova società ribaltando i canoni tradizionali. Del resto non parliamo di un uomo di calcio ma di un manager che in banca e nell’amministrazione pubblica ha costruito il suo solido profilo professionale.

Il nome era nell’aria da tempo, essendo Triboldi uomo di fiducia di Ubi Banca, del Comune di Brescia e degli altri attori in campo, tra cui il colosso del marketing sportivo Infront (interessato alla vicenda stadio e presente indirettamente attraverso Profida Italia) e il presidente dell’Associazione industriale bresciana, Marco Bonometti (presidente delle Officine meccaniche rezzatesi di Rezzato, partner tra gli altri della Ferrari).

Una nuova presidenza, la sua, che i tifosi aspettano da anni, visto che Gino Corioni più volte aveva detto di voler passare la mano. Ma una presidenza particolare, molto poco all’italiana, nel senso che Triboldi è un manager che le varie componenti in gioco nella società bresciana hanno scelto per iniziare un nuovo cammino. E che sembra guardare al lungo periodo più che alle scadenze immediate. Anche perché nel giro di pochi giorni la squadra potrebbe retrocedere in Lega Pro, visto che solo un miracolo e una serie di risultati favorevoli potrebbe portare il Brescia a giocarsi la salvezza ai play out.

Il presidente siederà nel nuovo cda del Brescia che è al 98% per cento di Brescia Holding, partecipata al 99% da Profida e all´1% da Aldo Ghirardi, l’avvocato chiave per l’operazione rilancio al fianco di suo fratello, Bruno Ghirardi. Il restante 2% della società è rimasto nelle mani di Brescia Service della famiglia Corioni.

Che figura sarà Alessandro Triboldi da presidente del Brescia?
Io sono la persona che, essendosi interessata alla vicenda in estate da direttore del Comune di Brescia, è stata scelta dalle componenti coinvolte come uomo di sintesi. I miei primi riferimenti andranno sicuramente a Gino Corioni, lui del resto ha percorso un quarto di secolo nel Brescia impegnandosi per il calcio nella nostra città, ha donato sacrificio e offerto bel calcio. Stiamo parlando del presidente con cui il Brescia ha raggiunto i suoi massimi risultati storici. Dobbiamo tributargli un doveroso ringraziamento ma non solo: bisogna riconoscere che è stato il protagonista di un periodo a fortune alterne ma che ha visto la squadra muoversi anche a livelli di eccellenza.

Ha già in mente un modello?
Devo ancora mettere piede in società e capire bene la situazione, ma di certo so che voglio creare un’azienda basata sulle professionalità. Io sono qui grazie a Bonometti: senza di lui e senza il suo apporto economico non saremmo qui a parlare oggi ed il Brescia sarebbe nel pieno di una procedura concorsuale. La situazione era complessa e si sono valutati bene tutti gli aspetti. Forse se fossimo riusciti a trovare la quadratura prima avremmo avuto più spazi anche per chiudere la stagione con una classifica diversa, ma quel che conta oggi è mettere in campo una progettualità di lungo corso per il bene della squadra e della città.

Un presidente-manager, quindi, uomo di garanzia, che delegherà la parte sportiva a Rinaldo Sagramola, il direttore generale che fa riferimento all’azionista Profida Italia.
Io sarò il legale rappresentante della società Brescia calcio ed agirò senza interferire sulle scelte tecniche. Voglio lavorare in un’ottica di valorizzazione squadrasocietà: Sagramola è un uomo di riconosciuta professionalità, so di entrare in una situazione in cui operano persone di comprovata esperienza sul campo. Sono un appassionato, ma rimango dietro le quinte, non commenterò certo le scelte della campagna acquisti, al massimo da tifoso qualche volta mi capiterà di dire la mia sulle prestazioni, ma non sarò io l’uomo che si interfaccerà con la stampa e i media a nome della società, in particolare per le questioni tecniche.

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Il nuovo presidente del Brescia calcio Alessandro Triboldi e il sindaco di Brescia Emilio Del Bono

Il patron è Bonometti, ma nei mesi scorsi si era parlato di cordata di imprenditori bresciani, quale è l’assetto reale della società?
Per quel che so io l’impegno è di Bonometti e nessun altro, oltre a Profida. Ma io arrivo ora nella situazione e come ho detto devo ancora entrare bene nei meccanismi.

Questione debito. Il nodo è stato centrale perché lo scorso anno quando il Brescia sembrava destinato al fallimento l’esposizione verso Ubi banca, mai quantificata ufficialmente, era sbilanciata ripetto ai conti della società. Come si è riusciti a chiudere il cerchio su questo tema centrale?
Ubi banca è evidentemente ancora coinvolta come principale finanziatore del Brescia calcio ma non conosco nel dettaglio i livelli attuali e precedenti. L’apporto di capitali privati l’ha resa sostenibile e a quel punto le valutazioni sul merito creditizio sono tornate positive e orientate a dare fiducia ad un nuovo progetto imprenditoriale

Quando parla di “società di professionalità” significa che aprirà il Brescia a professionisti creando un organigramma interno di alto livello? Non averlo fatto in passato è ciò che la piazza ha spesso contestato Corioni.
Io ancora devo conoscere la situazione nel dettaglio per capire di quali risorse la società dispone. Cercherò certamente un confronto con chi ha amministrato fino ad oggi e con i soci e con loro decideremo come riposizionarci soprattutto rispetto alla categoria. Ma quello che tengo soprattutto a sottolineare è che il Brescia sarà una società strutturata per ruoli e per competenze. Ci saranno livelli di responsabilità ai quali risponderanno i diretti responsabili: il direttore sportivo per la parte che gli compete, il consigliere delegato per le responsabilità sui budget e un dirigente amministrativo per la verifica delle procedure. Ma ribadisco che prima dovrò guardare bene la situazione. Peraltro con Bonometti ho trovato piena sintonia, anche perché lui stesso non è uomo di molte parole, ma dobbiamo ancora trovarci per entrare nei dettagli.

Il Brescia ha bisogno di un miracolo per evitare la Lega Pro. Se la retrocessione sarà inevitabile come la affronterete?
In caso di retrocessione dovremo metterci in testa che non è automatico salire subito di categoria. Mi sembra che sulla futura partecipazione alla Lega Pro si dicano tante cose con troppo entusiasmo. Non ho fatto valutazioni sulle disponibilità proprio perché arrivo ora: ci sarà l’impegno ad ottenere il massimo, ma questo non cancella le insidie di una ripartenza dopo la retrocessione.

Quando si guarda il bilancio del Brescia si capisce che il fatturato con la retrocessione subirà un ulteriore contraccolpo. C’è chi ipotizza che gli impegni per la Lega Pro possano essere eccessivi. Forse addirittura che partire dalla D sarebbe meglio. E’ possibile togliere di mezzo dubbi e garantire fin d’ora che la squadra no subirà ulteriori declassamenti?
Quella è l’unica garanzia che ho chiesto alla società: avere un sostegno effettivo perché non si cominciasse un percorso di sofferenza. Servono certezze. La strada a questo punto è segnata. L’ottica è quella di riportare la squadra a livelli ottimali per la città, non secondario ovviamente è l’interesse per il nuovo stadio che oggi non è strutturato per quella sfida.

Il nuovo stadio chiaramente è al centro del progetto. Anche su questo oltre che sui risultati sportivi verrete valutati. Come pensate di muovervi? Avete già un iter in mente?
I soldi per le opere pubbliche non ci sono più, bisogna ragionare con i privati o in project financing per un’opera che poi dovrà ripagarsi con l’attività gestionale
. Io sono ottimista, lo stadio è sempre stato il mio pallino. Ciò che emerge di nuovo è che rispetto a soluzioni prospettate in passato che ormai sono anacronistiche come le cessioni di aree commerciali e le compensazioni, che ormai non danno più ritorno, si sta ragionando secondo una formula nuova, ma migliore, più garantita.

nuovo stadio brescia proposta labzona
Un’ipotesi di progetto del nuovo stadio del Brescia, proposta da Labzona

Il sindaco Del Bono è sempre stato sostenitore della volontà di cedere l’area al Brescia per 99 anni. Ora Triboldi sarà un uomo di garanzia sulla realizzazione dello stadio in tutti gli altri passaggi?
Il modello che il sindaco ha in mente è chiaro da tempo. Il fatto che io abbia conoscenza dei meccanismi delle opere pubbliche e del sistema comunale aiuterà a far collimare il linguaggio tra la società e la Loggia. Ma il lavoro sui muri non sarà tutto: bisognerà ricreare le condizioni perché la gente venga allo stadio. E’ vero che fino a questo momento l’affluenza non è stata particolarmente incoraggiante, ma dobbiamo ragionare su una capienza di poco superiore al massimo storico raggiunto ai tempi di Baggio (15 mila persone in media a campionato). La capienza comunque sarà di 22-25 mila persone, non di più.

La città non è mai stata troppo calda, o meglio, passa dalla freddezza all’eccessivo calore. Questo mal si concilia con un business di lungo periodo come quello che avete in mente, che ha bisogno di stabilità.
Ci servono un alto livello di servizio e una struttua adeguata. Ci sono situazioni oggettive che possono stimolare ad andare allo stadio e che oggi non sussistono: la squadra è molto sentita in provincia (dove risiedono 1,2 milioni di persone n.d.r.) e ci possono essere soluzioni come i box per la corporate hospitality in grado di generare degli extra ricavi importanti. Chiaramente continueremo a sentire la concorrenza di Milano, che ai tempi in cui Milan e Inter andavano meglio di ora era impossibile da fronteggiare, ma se la squadra dovesse funzionare riuscire a far affezionare la gente al Brescia calcio non sarebbe un’impresa così impossibile. Di certo la situazione ad oggi non è paragonabile con quella che potremmo organizzare con il nuovo impianto: basti pensare che la nuova curva nord è stata un netto passo avanti, il Sindaco di allora (Adriano Paroli n.d.r.) aveva fortemente spinto per quella soluzione: certamente una costruzione provvisoria, ma il fatto che sia un passo avanti rispetto all’impianto dà un’idea dell’inadeguatezza complessiva del Rigamonti.

Ma quando i bresciani potranno mettere piede nel loro nuovo stadio?
Io ho molto chiaro l’iter procedurale che dovremo seguire. Il percorso ottimale passa da un lavoro preparatorio degli uffici comunali realizzato con il pieno rispetto del codice degli appalti. Non ci sarà una trattativa privata tra Comune e Brescia calcio ma una regolare asta con avviso pubblico, si intende dialogare con l’ente pensando ad una naturale propensione della società a fare un’offerta. Io so come deve rispondere la società e immagino che tutto l’iter andrà nel modo giusto. Dare tempi oggi è prematuro.

Come sarà realizzato?
Saranno fondamentali gli aspetti architettonici e del dimensionamento, ma anche l’apparato smart in termini di tecnologia e sicurezza. Sono sicuro che molte società saranno interessate per sviluppare i loro prodotti. Dobbiamo lavorare molto sull’esperienza-stadio creando un sistema che renda interessante frequentarlo.

In provincia c’è un’altra società di successo, la Feralpi Salò, che ormai punta dichiaratamente alla zona play off di Lega Pro per salire in serie B e che prima o poi dovrebbe trovarsi di fronte al problema stadio. Parlerete anche con loro?
A Brescia abbiamo fatto due fiere ed abbiamo visto come è andata a finire. Se facciamo un impianto bisogna trovare accordi per farlo funzionare al meglio, spero peraltro che l’asse Pasini – Bonometti (Giuseppe Pasini è il presidente della Feralpi Salò di Lega Pro) e la loro conoscenza di lungo corso in questo senso possa tornare utile. Nell’interesse del calcio a Brescia, del Brescia calcio e del calcio bresciano.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting