Dalle figurine della celebre rovesciata alle birre. La Panini di Modena ha ottenuto un’importante vittoria presso il Tribunale della Corte di Giustizia europea contro la società tedesca Eckes-Granini Group GmbH e ha ricevuto così il via libera alla registrazione del marchio per i prodotti della “classe 32”, che significa birre, acque minerali e gassate e analcooliche, succhi di frutta e sciroppi. Una scelta commerciale che svela anche la strategia di diversificazione del gruppo da 637 milioni di fatturato nel 2012, che ormai da tempo ai rinomati Calciatori ha affiancato la distribuzione, la divisione Panini Publishing e i new media.
Il Tribunale si è espresso oggi perché nell’ormai lontano 2009 la società italiana ha chiesto all’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno (marchi, disegni e modelli, il cui acronomo è Uami) la registrazione del suo marchio per i prodotti della classe 32. Nel febbraio 2010 la sua domanda, come da prassi , è stata pubblicata sul Bollettino dei marchi comunitari. A quel punto, i tedeschi Eckes-Granini si sono opposti, sulla base del marchio denominativo “GRANINI“, che era oggetto di registrazione comunitaria, e del marchio denominativo tedesco (sempre “GRANINI”), per prodotti della stessa classe. Secondo l’azienda tedesca, in sostanza, era troppo grande la somiglianza dei marchi e l’identità dei prodotti per i quali sono stati richiesti, cosa che determinerebbe un rischio di confusione per il pubblico del territorio nel quale il marchio anteriore è tutelato.
La divisione di opposizione prima e la commissione di ricorso dell’UAMI poi, nel settembre del 2012, hanno rigettato i ricorsi della Eckes, ritenendo che fra i segni in conflitto “sussistesse una debole somiglianza visuale e fonetica ed una chiara differenza concettuale”. La Eckes ha allora chiesto al Tribunale dell’Unione europea di annullare la decisione della seconda commissione di ricorso. Con la sentenza di oggi, il Tribunale ha nuovamente respinto il ricorso della Eckes: per i giudici europei “i segni in conflitto producono un’impressione visiva globale differente, presentano una debole somiglianza fonetica e non possono essere comparati sul piano concettuale”. Vittoria totale, dunque, per la società italiana, pronta a stappare a birra con il suo marchio.