UniCredit si concede il tris nel calcio. Dopo i primi due trienni, dal 2009 fino a quest’anno,
la banca guidata da Federico Ghizzoni ha deciso di rinnovare la sponsorizzazione alla Champions League fino al 2018. Con una novità: dalla prossima stagione la collaborazione si allargherà all’Europa League e a tutte le altre competizioni targate Uefa, che sono la Futsal cup nel calcio a 5, la Supercoppa e le Champions in versione women e youth.

Gli ultimi scandali allungano qualche ombra sul calcio, che tuttavia rimane un passepartout
probabilmente senza eguali. Di qui la scelta di UniCredit, che in questi anni ha calcolato «un ritorno sugli investimenti collegati alla Champions pari al 225%», come ha detto ieri il ceo di UniCredit, Federico Ghizzoni a Berlino; spiegando che per un gruppo basato sì in Italia  ma con una presenza in 17 Paesi del Vecchio continente «non c’è sport che ci offra opportunità maggiori». E così si spiega anche la scelta di allargare la sponsorizzazione agli altri tornei: «Per l’intera settimana calcistica il brand UniCredit finirà nelle case di milioni di telespettatori», sottolinea il direttore marketing Uefa GuyLaurent Epstein, ma soprattutto avrà una presenza molto più capillare in tutte quelle aree – specialmente dell’Est Europa – dove UniCredit è tra i leader dei vari mercati domestici.

Un numero su tutti: se in questi anni la Champions League ha consentito alla banca di unire uno dei propri brand a 125 partite, dal prossimo solo con l’Europa League potrà allargarsi ad altri 205 match, in ogni angolo del continente. In base agli accordi sottoscritti
con la Uefa, non è dato sapere il valore della sponsorizzazione («che per noi è un
investimento, non un costo», come dice Ghizzoni), ma l’importo è stimabile intorno ai 50
milioni l’anno. E a UniCredit, partner fedele della Uefa, sarebbe stata offerta la possibilità
di allargare la collaborazione alle altre competizioni senza ritoccare l’«ingaggio» delle stagioni passate.

Matrimonio di sentimenti ma anche d’interesse, se è vero che «in passato, abbiamo anche valutato l’investimento in altri sport, ma alla fine il calcio è diverso», ha raccontato ieri Ghizzoni: «Perché oltre alle ricadute in termini di visibilità del brand, registriamo un vero e proprio commercial return collegato alla Champions». In pratica, le migliaia di «carte di credito, conti correnti, polizze assicurative» che UniCredit vende grazie al richiamo del calcio, «e poi c’è l’elemento motivazionale per tutti i nostri dipendenti, parlando di sport e organizzando eventi collegati alla Champions League». Come la partita che oggi, sul campo dell’Olympiastadion dove ieri sera si sono scontrati Barcellona e Juventus, vedrà protagoniste due squadre di funzionari UniCredit e Hvb, la controllata tedesca.

L’anno prossimo, con la finale di Champions già programmata a San Siro, UniCredit
giocherà due volte in casa. Con il solo rimpianto di non poter vedere una delle due milanesi
in campo: né il Milan né l’Inter di Javier Zanetti (ambasciatore UniCredit per la finale di ieri) e dei molti manager della banca che simpatizzano per i nerazzurri. Ma ora c’è tempo fino al 2018, e in tre anni può accadere di tutto.

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