Tra il fallimento del Parma e lo scandalo che sta travolgendo il Catania, la prossima Serie B potrebbe avere due posti “liberi” per due squadre da ripescare dalla Lega Pro. Al momento però sui ripescaggi, racconta la Gazzetta dello Sport, è in corso una battaglia piuttosto dura tra la Federcalcio e le Leghe professionistiche. Come ogni anno a fine stagione, la Figc stabilisce i criteri che una squadra potenzialmente ripescabile dovrebbe soddisfare. Il comunicato ufficiale di Tavecchio, al quale le componenti della Figc hanno dato la delega, deve arrivare entro il 30 giugno, gli addetti ai lavori ce l’hanno a disposizione da qualche giorno, ma molti non paiono convinti.
Perché? Il motivo è la “tassa” per i ripescaggi, voluta dal presidente secondo una ratio che anche l’America utilizza: se vuoi essere ripescato in una lega superiore, devi dimostrare di potertela permettere. Quindi di avere i soldi per starci. In che modo? Pagando una tassa d’ingresso a fondo perduto. In Serie A sono 5 milioni di euro, in B si scende a 1,2 milioni, in Lega Pro servono 600mila euro. Il presidente della Figc ha già discusso con le leghe il possibile abbassamento delle quote (1 milione per la B, 500mila per Lega Pro), ma non è bastato. Così domani è stato convocato un consiglio federale d’urgenza. Si proverà a convincere i contrari: sicuramente la Lega Pro, il cui consiglio direttivo aveva già provato a chiedere un abbassamento della tassa fino a 200mila euro, mentre la Lega di B ha detto di essere pronta ad accettare il milione.
L’associazione dei calciatori – il sindacato diretto da Damiano Tommasi – è d’accordo con la tassa (la litania di questi mesi è stata “bisogna evitare un altro caso Parma”) purché sia sostenibile dalle possibilità dei territori su cui operano le società, ma teme che con tasse troppo alte le squadre riuncino ad investire sugli organici. L’Aic vorrebbe che la tassa di accesso alle leghe vada nel Fondo di garanzia (da cui sono stati presi nei mesi scorsi i 5 milioni prestati al Parma per finire il campionato), perché ritengono che sia giusto che chi entra al posto di una squadra “insolvente” ne paghi i debiti.
La Gazzetta si pone infine una domanda più che lecita: in un momento in cui la riforma dei campionati (a partire da una Serie A da 20 a 18 squadre) sembra la priorità assoluta, ma non si riesce a trovare un accordo tra tutte le componenti, non si potevano bloccare per un anno ripescaggi e lasciare le cose com’erano?