Il presidente del Catania, Antonino Pulvirenti, ha confessato di aver comprato 5 partite dello scorso campionato di Serie B. Lo ha riferito il procuratore capo di Catania, Giovanni Salvi, dopo l’interrogatorio di garanzia del numero uno rossazzurro, arrestato la scorsa settimana insieme ad altre sei persone tra cui il ds del Catania Daniele Delli Carri: “Pulvirenti ha reso un lungo interrogatorio nel quale ha ammesso che le partite, a partire da Varese -Catania, sono state oggetto di acquisto. C’è stata una compravendita di queste partite. Secondo l’indicazione di Pulvirenti, il costo di ogni partita è stato di 100mila euro“. “Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere quasi tutti gli indagati meno Pulvirenti e Cosentino. Ora noi proseguiremo gli accertamenti sulle modalità in cui il tutto si è verificato. Pulvirenti – ha spiegato ancora il procuratore responsabile dell’indagine “I Treni del gol” – ha negato di aver scommesso sulle partite e ha detto di aver avviato queste modalità di gestione delle partite per salvare il Catania” dalla retrocessione in Lega Pro.
Poche ore dopo la confessione di Pulvirenti, i suoi legali hanno pubblicato una nota in cui si dice che il presidente ha “ammesso di avere avuto contatti” per “condizionare il risultato di alcuni incontri per salvare dalla retrocessione il Catania”, ma ritiene che i “contatti non abbiano avuto alcuna reale incidenza sull’esito degli incontri”.
“Io sono estraneo, se l’artefice è stato Pulvirenti, è stato un folle”: queste le parole dell’ad del Calcio Catania Pablo Cosentino al gip Fabio Di Giacomo nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Gianluca Impellizzeri, l’agente di scommesse, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
La confessione di Pulvirenti apre scenari preoccupanti: per comprare le partite ci dev’essere qualcuno disposto a venderle. Ma può essere un solo calciatore a condizionare l’andamento della partita (portiere escluso)? Dalle indagini la risposta sembra di sì. “Nel caso Catania allarma il fatto che si possano coinvolgere nell’illecito uno o due giocatori – ha commentato Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori – mentre il resto della squadra giochi ignara e che questo comportamento si possa protrarre per più partite. Il singolo corrotto all’interno della squadra getta discredito su tutto lo spogliatoio”.
“Il default economico di certe società – ha detto Tommasi a margine della presentazione del report “Calciatori sotto tiro” – rende appetibili per ovvi motivi alcuni tesserati. Non è un caso che una squadra vicino al fallimento come il Monza fosse stata coinvolta in illeciti. Per questo motivo ho voluto che a Parma si alzasse l’asticella”.