Con l’anticipo di venerdì sera alle 20.45 (19.45 ora inglese) tra Brighton & Hove Albion e Nottingham Forest prenderà il via l’esclusiva di Gazzetta tv che da quest’anno seguirà la serie B inglese dopo aver rilevato – come già noto – i diritti del campionato al pari di quelli della Coppa di Lega inglese e della Supercoppa francese.
Il campionato vanta in Italia un certo seguito – e a livello internazionale è stato commercializzato negli anni in 20 diversi paesi del mondo -, legato soprattutto alla storia del calcio d’oltremanica. Anche quest’anno formazioni gloriose e blasonate come Sheffield Wednesday, Leeds United, Wolverhampton Wanderers, Preston North End, Nottingham Forest e Ipswich Town si daranno battaglia per tentare di ritornare ai vertici del calcio inglese. Sui forum online è facile scovare attraverso Google vecchie discussioni tra tifosi sgomenti per l’addio di qualche stagione fa che Sportitalia diede al campionato scegliendo altre competizioni.
Ora la Gazzetta percorre un nuovo tracciato giocandosi la sfida dello share e degli ascolti complessivi su una interessante nicchia e su un campionato che certamente rappresenta un modello per le seconde divisioni di tutta Europa, soprattutto dal punto di vista organizzativo, visto che sul piano tattico spadroneggia il calcio all’inglese (4-4-2 grezzo senza troppi fronzoli e giocatori dalle spiccate doti fisiche sono i marchi di fabbrica) soprattutto in virtù dei soli 5 tecnici stranieri su 24 (tra cui comunque ci sono esponenti come Rosler, il tedesco scelto da Cellino per il Leeds, che a pieno titolo sono culturalmente da considerarsi tecnici “all’inglese”).
Ma come si diceva sono numerosi gli aspetti economici che caratterizzano e rendono interessante la Championship.
Fair play finanziario. Sin dall’inizio della sua sperimentazione e poi applicazione la Football league ha deciso di imporre il FFP non solo alla massima serie ma anche alla categoria inferiore. Una decisione che nel tempo non ha mancato di destare proteste tra i club, in particolare quelli che retrocedono e si trovano da un giorno all’altro a dover gestire introiti che improvvisamente calano.
150 milioni di euro. Sono – di fatto – il premio in palio per le tre squadre che saranno promosse quest’anno in Premier League. Dall’anno prossimo infatti questa sarà la cifra garantita agli ultimi classificati della Premier. Quindi per le due squadre che saliranno direttamente e per la terza, ammessa grazie ai playoff, il bottino sarà cospicuo. In particolare poi sarà la finale dei playoff che si disputerà nel prossimo mese di maggio a Wembley a rappresentare il match clou in grado di mettere in palio i 150 milioni in 90′: è unanimemente riconosciuta come la partita di calcio più ricca del mondo, più anche della finale di Champions league in cui le contendenti anche perdendo non devono rinunciare ai premi raccolti fino a quel punto.
Valore complessivo. I dati del sito transfermarkt.it stimano in 655 milioni totali il valore delle 24 rose delle squadre che prenderanno parte alla Championship 2015-2016. Può essere paragonata con i 265 milioni circa del campionato italiano di Serie B, con i 300 milioni della 2.Bundesliga o con i 226 della Segunda division spagnola. La rosa più “pesante” è quella dell’Hull City che vale intorno ai 75 milioni di euro davanti ai 58 milioni di euro del QPR. In coda troviamo il Milton Keynes Dons neopromosso dalla League One. Il valore medio di un giocatore di questo campionato è di 1 milione di euro contro i 609 mila euro di un giocatore della seconda divisione tedesca, i 490 in Italia e i 465 in Spagna.
Internazionalizzazione. Benché come detto prevalga una mentalità inglese nell’approccio tecnico-tattico al gioco il campionato di seconda divisione inglese può vantare il 51,2% di giocatori stranieri. Più della metà. Anche per questo si sceglie ormai da anni di fermare il campionato in corrispondenza degli “International break” ovvero i fine settimana dedicati al calcio delle nazionali (il primo sarà nel week end che culminerà nella domenica 6 settembre). Per il resto calendario fittissimo con 46 giornate da disputare e ben 12 partite ogni settimana (non tutte, ovviamente, trasmesse in tv). Le squadre della Championship, così come quelle di Premier league, entreranno poi in gioco in FA Cup a partire da gennaio (i diritti di questa competizione sono invece di Fox Sport per l’Italia).
Proprietari. Davvero incredibile seguire il mosaico di proprietà che compongono la Championship. La più nota in Italia è probabilmente quella di Massimo Cellino che ha rilevato il Leeds da Gulf Finance House, una banca d’affari del Bahrein che ne deteneva l’85%. Il Birmingham ad esempio è di Birmingham investment company, che a dispetto del nome ha sede alle Cayman, il Blackburn è di Venky’s una società indiana che commercializza carne di pollo e derivati, il Bolton è della Fildraw, una società registrata alle isole Bermuda così come una nobile decaduta come l’Ipswich Town, mentre il Notts Forest è di un consorzio di investitori del Kuwait e il Fulham è del pakistano Shahid Khan, il Cardiff è del “collezionista” di club calcistici Vincent Tan, il Charlton è del belga Roland Ducatelet, il Derby County è in mano a un consorzio Usa così come lo Sheffield Wednesday, l’Hull city è dell’egiziano Assem Allam e il Reading è controllato al 51% dal russo Anton Zingarevich. Paradiso fiscale anche per i Wolves, registrati in Guernsey (isola tra Francia e Inghilterra). Tra i club finanziariamente più chiacchierati c’è poi il QPR diviso tra il malese Toni Fernandes e l’indiano Lakshmi Mittal.
Brighton, Brentford, Bristol, Burnley, Rotherham, Huddersfield, Preston, MK Dons e Middlesbrough sono di proprietà di imprenditori del Regno Unito.