Dopo il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che ha manifestato pubblicamente i propri dubbi sulla valutazione di 1 miliardo di euro al netto dei debiti, attribuita da Bee Taechaubol al Milan, e dopo le analisi critiche di una parte della stampa sulla cessione del 48% del club rossonero da parte della Fininvest, anche il settimanale L’Espresso, controllato da Carlo De Benedetti, storico arcirivale di Silvio Berlusconi, dedica ampio spazio a Mr Bee, mettendo in fila i punti che non tornano nell’operazione e lanciando una sorta di avvertimento al Cavaliere: “L’ingresso di mezzo miliardo di euro anonimi dall’estero in una società italiana è seguito con attenzione dalla Guardia di finanza“, scrive L’Espresso in edicola oggi, senza aggiungere ulteriori dettagli.
Secondo la ricostruzione del settimanale, dunque, l’operazione che porterà la Fininvest a cedere il 48% del Milan al gruppo di investitori di cui ancora non si conosce l’identità guidato da Taechaubol farebbe acqua da tutte le parti e finora avrebbe avuto il solo merito di far parlare del Milan nonostante le pessime prestazioni della squadra rossonera nelle ultime due stagioni. “Silvio Berlusconi, politico dalle sette vite e Pallone d’oro della comunicazione“, scrive L’Espresso, “ha infarcito la trattativa per la cessione dei rossoneri di fattoidi, fatti che non sono tali ma lo diventano se i giornali ne scrivono. Era l’unico modo per andare in prima pagina con il Milan sportivamente in declino delle ultime stagioni“.
A giudizio del settimanale del gruppo De Benedetti, la situazione reale sarebbe invece la seguente.
Fatto 1: “Bee Taechaubol non ha la forza per mettere sul piatto i 480 milioni richiesti entro il 30 settembre. Non ha neanche i soldi per versare una caparra o, in caso di mancato acquisto, per paga re la penale di cui si è favoleggiato per mesi e che è stata ritirata dal tavolo. Il tailandese è defnito broker, un mediatore che agisce per conto terzi. A oggi nessuno sa chi siano”.
Fatto 2: “Nessuna banca presterebbe a Bee 480 milioni di euro sulla base del business-plan annunciato che prevede, entro due anni, ricavi commerciali aggiuntivi dal mercato asiatico per 380 milioni di euro contro gli attuali 80 complessivi e un raddoppio della valutazione, già totalmente fuori dal mercato, a quota 2,2 miliardi di euro. Non è chiaro che cosa possa vincere di così importante nei prossimi due anni il Mi lan. A oggi nessuna istituzione fnanziaria ha garantito per Bee”.
Fatto 3: “A dispetto della lista di investitori sovrani tailandesi, cinesi, di Abu Dhabi, evocati nella trattativa, il mediatore Bee è a sua volta circondato da un gruppo di mediatori made in Italy, se non made in Fininvest. Pablo Victor Dana, manager della Nbd, colosso bancario di Dubai, ha la vorato a lungo per Fininvest e poi per Mediaset in Svizzera fn dalla prima metà degli anni Novanta. Dopo un’intemerata a mezzo stampa che ha infastidito Berlusconi, è tornato dietro le quinte ma resta un personaggio-chiave. Valentino Valentini, ex Publitalia, è il responsabile dei rapporti internazionali di Forza Italia ed è noto come uffciale di collegamento fra Berlusconi e l’entoura ge di Vladimir Putin. Licia Ronzulli, ex infermiera diventata eurodeputata, da aprile è anche vicepresidente di Fiera di Milano, la spa controllata dalla Fondazione Fiera presieduta da Benito Benedini. Fra la fondazione e la Fininvest c’è stato un grave incidente diplomatico sull’area del Portello opzionata come sede del nuovo stadio rossonero. In pochi giorni, dall’accordo tra il Biscione e la Fiera si è passati alla rottura dei rapporti e alle minacce di azioni legali per un presunto costo eccessivo della bonifca dell’area. L’altro nome emerso nella trattativa Bee è quello di Gerardo Segat. Cittadino italiano, Segat ha il ruolo di advisor. In concreto, il suo lavoro è offrire servizi fiduciari e fnanziari grazie a una catena di società fra Lugano e Londra (T&F asset management, T&F capital trustees, T&F tax and fnance, T&F asset Uk).
Fatto 4: “L’ingresso di mezzo miliardo di euro anonimi dall’estero in una società italiana è seguito con attenzione dalla Guardia di finanza. L’unico modo per chiudere la trattativa con Bee senza fastidi è cedere la minoranza del Milan a un fondo oppure replicare la catena di società offshore messa in piedi dai proprietari dell’Inter, siano Erick Thohir o altri investi tori. Considerato che il mister B italiano ha qualche trascorso con le procure e che l’ex presidente interista Massimo Moratti non ha mai fondato un partito, il Milan potrebbe avere qualche fastidio in più rispetto ai cugini nerazzurri. Il pronostico da qui al 30 settembre è aperto. Come Zlatan Ibrahimovic, Bee potrebbe arrivare e potrebbe non arrivare”.