Gazzetta Tv, il canale in chiaro sul canale 59 del digitale terrestre aveva iniziato discretamente la sua avventura Auditel. Nel mese di luglio, grazie alla Copa America di calcio in esclusiva, aveva ottenuto uno 0,35% di share medio sulle 24 ore. Poi però gli ascolti sono scesi allo 0,28% in agosto, e quindi un tracollo allo 0,18% in settembre e allo 0,16% in ottobre.
«Si può parlare di flop?», si chiede ItaliaOggi in un articolo a firma dell’esperto di media, Claudio Plazzotta. «In realtà», spiega il quotidiano, «questi sono i risultati che ogni esperto di tv aveva previsto sin dall’inizio per un tipo di canale come quello lanciato il 26 febbraio dalla Gazzetta dello sport».
Il problema, invece, è che la struttura di costi di Gazzetta Tv (investiti quasi 10 milioni di euro per la start up) è piuttosto pesante, e che sul mercato pubblicitario il canale è stato venduto con obiettivi di audience molto diversi: 0,70% di share sulle 24 ore entro fine 2015, e un 1% medio entro i prossimi tre anni.

«Dati praticamente impossibili da centrare senza eventi premium», spiega ancora ItaliaOggi. Basti pensare allo 0,9% di Mtv canale 8 in ottobre, con esclusive del calibro di Moto Gp, Europa League, mondiali di rugby, X-Factor ecc.
Ascolti Gazzetta Tv: da solo il brand della Rosea non basta
Si è puntato forse con troppo ottimismo alla capacità attrattiva del brand Gazzetta, che in tv, invece, non sembra funzionare come sul web (dove gazzetta.it è tra i siti più visitati in assoluto); un brand forte e storico come Gazzetta ha impedito di costruire un palinsesto televisivo più «urlato» e più «di opinione», lasciando invece spazio a trasmissioni sobrie, ma forse un po’ troppo istituzionali e freddine; manca ancora un volto rappresentativo del canale.
C’era Paolo Condò, molto presto però emigrato a Sky. E in pochi mesi si sono bruciati Luigi Garlando, Enrico Bertolino, Simona Ercolani, Gene Gnocchi, tutti nomi le cui trasmissioni non sono state riconfermate. Ora si sta provando a coinvolgere Giuseppe Cruciani, ma alcuni esperti di tv sportive, interpellati da ItaliaOggi, fanno notare come «Gazzetta Tv dovrebbe smetterla di investire soldi nel genere talk, che comunque non guarda nessuno, o in contenuti comprati sul mercato ma realizzati per le tv inglesi, e spingere invece sulle hard news, sulla informazione di servizio, mandando più giornalisti al seguito degli allenamenti, dei match.

Un canale del genere è destinato, per sua natura, ad accendersi durante il calcio mercato, e quindi in giugno, luglio e poi in gennaio. E ad avere ascolti più bassi nella restante parte della stagione».
Sbagliato, inoltre, appaltare la gran parte dei servizi giornalistici a Infront, lasciando in Gazzetta Tv solo una decina di redattori poco riconoscibili. Quanto agli eventi, dopo la Copa America, che ha dato ottimi riscontri, sono arrivati il campionato di calcio brasiliano, la serie B inglese, e a breve ci saranno le qualifi cazioni sudamericane ai Mondiali di calcio. Appuntamenti che però non sembrano in grado di dare la scossa agli ascolti (pure novembre è iniziato all’insegna dello 0,19% nelle 24 ore di domenica scorsa).
Tutti i ragionamenti non cambiano se si esaminano i dati di prime time (dallo 0,31% di luglio, calando allo 0,20% di agosto, lo 0,14% di settembre e lo 0,15% di ottobre) o di seconda serata, che dovrebbe essere il segmento di eccellenza per un canale di questo tipo: dallo 0,71% di luglio allo 0,42% di agosto, lo 0,23% di settembre e meno dello 0,2% in ottobre.
Sportitalia, tv in chiaro concorrente di Gazzetta Tv e da poco tornata sul canale 60, è allo 0,17% in luglio sulle 24 ore, allo 0,15% in agosto, allo 0,09% in settembre e ottobre. Share attorno alla metà di Gazzetta Tv, ma con una struttura di costi di 1,55 mln di euro per l’esercizio che chiuderà nel giugno 2016, per il quale è previsto un utile di 300 mila euro. Ha investito soprattutto sulla esclusiva sul Campionato italiano primavera di calcio, per il quale sono stati spesi 80 mila euro quest’anno, e poi 120 e 150 mila euro per le prossime due stagioni.

Insomma, tornando alla Gazzetta dello sport, conclude la sua analisi ItaliaOggi, forse sarebbe stato il caso di dirottare le risorse su una radio sportiva nazionale (vecchio pallino di Candido Cannavò) più che su una tv, usando al massimo le sinergie con la rete di inviati del quotidiano cartaceo (poco sfruttati, invece, su Gazzetta Tv) che, con un semplice telefono cellulare, avrebbero potuto facilmente intervenire in diretta aggiornando gli ascoltatori sulle news da un qualunque evento sportivo.
Anche da un punto di vista editoriale sembra esserci spazio in Italia per una radio nazionale autorevole dedicata allo sport. Ma l’idea, a questo punto, è sul tavolo di Mediaset e di Publitalia, che stanno valutando, al momento ancora embrionalmente, qualcosa del genere per il futuro di R101. Gazzetta Tv, quindi, deve capire cosa vuol fare da grande.
Il percorso del gruppo rcs è uno dei più grandi scandali di questo paese. Un megastipendificio senza alcuna utilità sociale (una persona che vuol informarsi correttamente di certo non legge nè il corsera per l’informazione generalista nè la gazzetta per quella sportiva).
Questo gruppo ha pagato 1.1 miliardi per acquistare 2 quotidiani spagnoli in un mercato come quello spagnolo asfittico. Una cifra fuori al mondo, un giro di soldi su cui la amgistratura italiana ha deciso di non metter becco.
Ma altrettanto incredibile è che il gruppo rcs è uno dei dei gruppi che nelmondo ha il maggior numero di dipendenti con megastipendi (e megapensioni) tra dirigenti, direttori, vicedirettori, editorialisti,ecc. Insomma una delle principali caste del paese. Centinaia di milioni di euro di debito si fanno in questo modo
Ieri sera ho provato a fermarmi un po’ su “Lo Spogliatoio”, talk al debutto su GazzaTV: mi ha annoiato, pur avendo conduttori ed ospiti che seguo spesso su Radio24 a Tutti Convocati.
In TV possono interessarmi le partite o le loro sintesi e le notizie (in tempi di calciomercato passo su Sportitalia a volte, guardo TG sportivi) ma le analisi sportive le amo alla radio (che posso seguire facendo altro e spesso riascoltare in podcast) o scritte (per analisi approfondite, stile Ultimo Uomo).