“Forse due pay tv sono troppe”. A dirlo è Sandro Piccinini, voce storica di Mediaset ed attualmente telecronista di punta di Mediaset Premium intervistato da Bocconi TV nel programma Sport Frame, in una lunga chiacchierata che ripercorre anche la sua carriera giornalistica.
“Sullo sviluppo e sul futuro di questo business ci sono tanti interrogativi – sostiene Sandro Piccinini -, ci sono due grandi soggetti e non si capisce bene se ci sarà un mercato sufficiente per entrambi visto il costo esagerato dei diritti tv degli avvenimenti soprattutto calcistici”.
Piccinini che non si sbilancia sull’investimento Mediaset relativo alla Champions league. A domanda diretta: riuscirete a coprire l’investimento, replica: “Non lo sappiamo neanche noi, ci sono troppe varianti, avere una Champions con Juve e Roma è un discorso, ci fossero Milan e Inter cambierebbe il discorso. Forse arriveremo a più 200 mila a fine stagione ma è difficile oggi valutare. Come in tutti gli investimenti in cui non hai certezze c’è un rischio abbastanza grosso“.
“Noi siamo riconoscenti all’editore ma nessuno sa come evolverà. Quello che è certo secondo me, qui Sandro Piccinini non è più Mediaset, li abbiamo pagati troppo. I costi di questi diritti sono arrivati ad un livello superiore a qualsiasi possibilità di rientro. Chi vende secondo me dovrebbe essere certo che chi compra guadagna. Se continuo ad alzare il prezzo chi compra mi viene dietro perchè pensa di averne bisogno ma potrebbe scoppiare. In Italia sono già fallite due pay tv (Telepiù e Stream) perchè il costo dei diritti era esorbitante”.
Con una previsione: “Il prossimo contratto per l’Uefa potrebbe essere un bagno di sangue perchè Sky si accorge che può fare a meno della Champions e Mediaset che forse ha pagato troppo. L’Uefa ha sbagliato a festeggiare: chi vende deve essere sicuro che chi compra pagherà”.
Rischi per le pay tv ma centralità del calcio, a prescindere. “Ha un peso sempre maggiore – afferma il telecronista – nei media ma bisogna distinguere tra il calcio e il resto. Senza il calcio e lo sport non esisterebbero tv a pagamento, lo dice qualsiasi studio: poi si guarda anche il resto ma il calcio è trainante seguito dai motori”.
Un excursus storico interessante anche dal punto di vista lavorativo come guida per i tanti che oggi scelgono di intraprendere il percorso giornalistico. Che parte proprio dalle origini del Piccinini giornalista: “Iniziai da giornalista generalista ma a fine anni ’80 il calcio aveva grandi spazii. Era un periodo in cui la creatività era fondamentale per andare avanti. Dopo qualche anno si iniziò a capire che poteva diventare un lavoro”.
Fino ad arrivare ai tormentoni social delle sue telecronache (i mucchi selvaggi, le varie sciabolate morbide, classiche e tese o i “proprio lui” e i “non va” che lo hanno res che Piccinini non boccia ma sui quali precisa: “Le parodie sono molto divertenti, non lo nego, ma rischiano di far passare in secondo piano tutto il resto. A me va bene e mi fa anche piacere”.
Fino ad arrivare a vere e proprie chicche: “Si parla troppo in telecronaca secondo me. In questi anni mi sono sforzato di diminuire le parole, ho diminuito del 20% le parole e del 40-50% le informazioni“.
Sul futuro Piccinini continua a credere nelle tv locali, ma con una postilla: “Le tv locali sono fondamentali ma non sono mai state aiutate, anzi con il moltiplicarsi dei canali hanno perso la possiblità di essere individuate sul telecomando e non hanno mai avuto aiuti pubblici che sarebbero naturali”.