Non solo Italia, la crescita di valore dei diritti sportivi e la concorrenza sempre più accentuata mettono in ginocchio anche i canali gestiti da colossi di valore mondiale. Se da noi è chiaro che il mercato con la presenza di due piattaforme potrebbe in futuro non bastare per entrambe (è anche l’opinione di Sandro Piccinini, esponente autorevole del mondo Mediaset), non si può dire che all’estero stiano meglio.

L’ultima notizia in tal senso riguarda ESPN che avrebbe perso 7 milioni di abbonati in due anni. E’ il crollo di un mito destinato a far rumore. Sulla base di questo ben si capisce perchè realtà in grande ascesa come Netflix si chiamino fuori – al momento – dal business dei diritti tv sportivi che non rappresentano il proprio core business.

ESPN negli Usa trasmette grandi eventi sportivi come basket, baseball, soccer e altri sport ed è presente anche nei bouquet di altre pay tv. Perdendo 7 milioni di utenti è tornata indietro di un decennio. Con 92 milioni di account rimane un asset fondamentale per Disney generando da sola oltre 10 miliardi di ricavi l’anno e oltre il 25% dei margini.

Ma oggi il fiore all’occhiello sembra un po’ appassito. In estate per la prima volta Nielsen ha parlato di -3 milioni di utenti in un anno causando una perdita del 22% delle azioni Disney in Borsa con conseguente caduta di tutti i gruppi media statunitensi.

La conferma dei dati ha ulteriormente fatto arretrare Disney del 4%: solo l’euforia per il nuovo Star Wars sembra aver fatto da cuscinetto per una ulteriore caduta, dopo di che il contraccolpo potrebbe essere ancor più forte.

“Il desiderio di guardare lo sport in televisione non è diminuito. Ma lo scenario in cui operiamo non è mai stato più complesso “, ha ammesso il mese scorso il presidente della ESPN, John Skipper.

Da monopolista a player di un mercato dall’altissima concorrenza in cui Rupert Murdoch due anni fa ha lanciato Fox Sports 1 (1 dollaro al mese per abbonato) mentre Time Warner si è mossa acquistando un paio di fa il diritto a trasmettere i Lakers per vent’anni.

La cifra spesa da ESPN in diritti tv quest’anno ha toccato i 4,5 miliardi di dollari (+20% rispetto al 2014). E la restrizione dei margini come sempre ha causato un intervento contro 300 degli 8 mila dipendenti.

Disney al momento considera prematura l’idea di lanciarsi nel mercato dello streaming online, del resto il margine si mantiene sui 6,5 dollari al mese ed è già di gran lunga tra i più cari dei canali via cavo. E la tendenza americana a virare verso pacchetti più leggeri (tipo Netflix o Hulu) che non comprendono ESPN, sembra essere sempre più marcata.

Lo scenario, naturalmente, non può che essere studiato attentamente in Italia, dove la guerra Sky Mediaset degli ultimi mesi arriverà dopo il mercato natalizio ad un punto di svolta. Con i contratti dei diritti tv maggiori blindati per i prossimi 3 anni tutto può succedere, e sarà soprattutto il primo anno a dire della sostenibilità degli impegni presi dalle piattaforme.

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