Caso Infront, l’advisor si difende: «Gravi e fantasiose illazioni frutto di un’analisi incompleta con effetti suggestivi», queste le parole rilasciate all’Ansa. Una difesa che arriva dopo le intercettazioni comparse negli ultimi giorni, oggetto di inchiesta da parte del Tribunale di Milano.
«Con riferimento agli articoli di stampa recentemente divulgati in particolare dal quotidiano La Repubblica e da La Gazzetta dello Sport, Infront nella sua qualità di advisor della Lega Serie A, ritiene imprescindibile precisare alcuni dei gravi errori di fatto in cui sono incorsi i giornalisti nella ricostruzione e interpretazione degli accadimenti», prosegue Infront nella sua dichiarazione ufficiale. «Non è infatti veroche l’invito a presentare offerte per il Pacchetto C fosse stato “truccato” per agevolare la società Mediaset, come sostiene alcuna stampa. Anzi basta esaminare il reale svolgimento dei fatti per rendersi conto che Sky ha avuto un anno di tempo per aggiudicarsi il pacchetto C, avendo concorso senza la partecipazione di Mediaset, per ben tre volte alla sua assegnazione. Senonché, in ciascuna di queste occasioni, Sky offrì importi o inferiori al prezzo minimo, oppure sempre inferiori al prezzo precedentemente già ritenuto incongruo e per ciò rifiutato dalla Lega».
«Le gravi e fantasiose illazioni contenute negli articoli di stampa – si legge nella dichiarazione -, liberamente evinte da stralci di brogliacci di intercettazioni telefoniche, sono frutto di un’opera di analisi incompleta con effetti suggestivi. Negli articoli di stampa si travisa anche il ruolo di Infront, che è un mero advisor della Lega e, come tale, non assume le delibere in capo all’Assemblea di Lega Serie A. Nella sua qualità di advisor si limita dunque a effettuare ricognizioni di mercato, intrattenendo rapporti direttamente con gli operatori del settore, al fine di calibrare in favore della Lega la propria attività di consulenza, che la stampa ha frainteso come attività di interferenza».
Caso Infront, il pacchetto “C”
Il caso principale esploso negli ultimi giorni per il caso Infront riguarda il “pacchetto C” dei diritti televisivi, quello cioè relativo alle interviste post-partita. E Infront ricostruisce i fatti di questa asta: sostanzialmente, spiega l’advisor, nonostante Mediaset inizialmente non partecipasse all’asta, Sky non aveva mai superato l’offerta minima nelle prime due gare. Il 9 aprile 2015 Sky offrì 6,6 mln euro per 3 anni, Mediaset 8,55 mln ma con la condizione di poter di poter “sub-licenziare i diritti all’aggiudicatario del pacchetto A, ovvero Sky.
Offerte respinte, visto che, «a differenza da quanto lasciato intendere dai giornalisti, veniva deciso di non assegnare il pacchetto nè a Sky nè a Mediaset» poiché la prima era ancora troppo bassa, mentre la seconda era irricevibile per la richiesta di sub-licenza. La trattativa proseguì, con due offerte arrivate l’8 maggio: Sky offrì 7.2 milioni, Mediaset 9.34: quest’ultima si aggiudicò il pacchetto C, quindi, come miglior offerente. «Non è dunque vero – conclude Infront nella nota – che siano giunte a segno le ipotizzate pressioni su rappresentanti di Infront o della Lega, finalizzate a sottrarre il Pacchetto C a Sky e assegnarlo a RTI/Mediaset».