Superlega Mediaset diritti tv UEFA. Mentre Mediaset Premium continua a difendere le proprie scelte giudicando soddisfacenti i dati il pensiero va al futuro, ed alla necessità di rinnovare il format della Champions League. E dopo i club anche le tv potrebbero presto andare in pressing sull’UEFA per spingere verso una riforma.

Lo fa capire senza mezzi termini questa mattina Yves Confalonieri, direttore dei contenuti di Mediaset Premium che in una intervista alla Gazzetta dello sport dichiara: «Questo format non va bene. Quest’anno non ci sono né Milan né Inter, l’anno prima non c’era il Manchester United. Se l’Uefa vuole farsi pagare così tanto questi diritti, deve cambiare la Champions. Non solo noi, tutte le tv europee hanno interesse ad avere il massimo spettacolo con le squadre più blasonate e meno club minori».

Il tema, insomma, è caldo e aperto su tutti i fronti. Confalonieri non è nuovo a questo tipo di uscita. Già a fine estate, dopo l’eliminazione della Lazio, si registrarono sue dichiarazioni – in quell’occasione a La Repubblica – in questa direzione: “Magari una riflessione futura su questa architettura dei preliminari che, come dire, mette molte tutele per i paesi calcisticamente minori, un giorno, chissà, visto l’onere pazzesco dei contratti che si pagano…” furono le sue parole.

Con una precisazione economica ed una politica. La prima sull’ammissione a tavolino dei grandi club: “E’ una considerazione che qualunque grande investitore in un prodotto farebbe. Il merito sportivo sul campo è sacro e guai a chi lo tocca. Dopodiché il gioco regge se ci si impegna anche sulla struttura d’origine“.

E la seconda, sui rapporti con Michel Platini a proposito di un eventuale cambio di format: “Platini è quello che mette le tutele di cui parlavamo…”. Dichiarazione, quest’ultima, in linea con la realtà visto che l’elezione alla presidenza dell’UEFA del dirigente (ora sospeso in seguito all’inchiesta giudiziaria che lo ha coinvolto) avvenne proprio dopo un accordo con le federazioni minori (che introdusse la nuova formula dei playoff atta a garantire un certo numero di posti alle squadre campioni rispetto alle piazzate dei grandi campionati (da allora solo in un caso su 6 l’Italia ha qualificato la sua squadra in seguito ai preliminari di Champions).

Ecco perchè il discorso di Confalonieri apre anche gli scenari sulla nuova elezione del presidente Uefa: il nuovo leader dovrà saper coniugare gli interessi delle piccole nazioni e quelli dei grandi club (molto più che delle grandi Federazioni).

Ora il rilancio. E se da una parte Mediaset Premium si prepara a produrre l’evento mediatico della finale di Champions league a Milano, dall’altra si guarda già al futuro, anche perchè la stagione 2018-2019 è dietro l’angolo e quello è il momento in cui tutto potrebbe cambiare.

 

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting

1 COMMENTO

  1. “Il merito sportivo sul campo è sacro e guai a chi lo tocca. Dopodiché il gioco regge se ci si impegna anche sulla struttura d’origine”.
    Francamente non si capisce nemmeno quale sia la motivazione alla sua richiesta, o meglio la si capisce benissimo, e certamente non corrisponde alla supercazzola circa la “struttura d’origine”.
    La superlega europea è un pretesto per fare soldi facili, in pratica lo spettacolo al servizio delle TV e non più viceversa.
    Come succede in USA per l’NBA, con la differenza che la il sistema è dichiaratamente mirato a creare competitività (più) equamente distribuita tramite il meccanismo del DRAFT.
    Qui si vuole fare una lega di ricchi a discapito delle piccole realtà. Senza contare che anche fra gli squali ci sono quelli più grossi destinati, inevitabilmente a fagocitare gli squali piccoli.
    Senza contare che avere al vertice sempre le stesse, tifatissime, realtà è una strategia che paga solo nel breve, perchè comuqnue la gente finirebbe per annoiarsi di una (non) competizione con le solite 4/5 squadre coinvolte.

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