Perchè Thohir vuole vendere l’Inter. Quotidiani scatenati, questa mattina, sulla notizia dell’intenzione di Erick Thohir di cedere l’Inter. La ricerca di un socio affidata a Goldman Sachs è molto ampia, fino a trovare un vero e proprio compratore visto che il patron indonesiano avrebbe più di una ragione per disfarsi della società nerazzurra, dove detiene il 70% delle quote, contro il 29,5% della Famiglia Moratti e lo 0,5% in capo ad alcuni piccoli azionisti.

Il quotidiano La Repubblica, in particolare, avanza due nomi: quello del colosso chimico ChemChina, che di recente ha acquisito proprio Pirelli e potrebbe essere il volano per un’operazione che coinvolga l’Inter, oltre Jack Ma e del suo Alibaba, una pista che si sarebbe già allontanata. Allo stesso tempo è tornata d’attualità l’idea di un piano di azionariato diffuso nerazzurro che era già trapelata nei mesi scorsi.

Ecco allora dai quotidiani di oggi un elenco di ragioni per cui Thohir sarebbe arrivato a questa svolta clamorosa, con mandato alla banca d’affari.

1. Champions League. Dopo un inizio promettente l’obiettivo sta sfumando. “Sarebbe servito – scrive la Gazzetta dello sport – un doppio miracolo per riportare l’Inter nell’élite e renderla, allo stesso tempo, autosufficiente. Un miracolo sportivo (tornare in Champions con bassi costi operativi) e un miracolo economico (riequilibrare la gestione incrementando i ricavi). A Erick Thohir non è riuscito. Se si è arrivati a questo bivio – vendo, non vendo – è per la presa d’atto dei rallentamenti, per non dire del fallimento, del progetto”.

2. Investimenti. Sempre la Gazzetta dello sport spiega: “Thohir ha rilevato il 70% dell’Inter per 75 milioni fiutando l’affare. Nell’ambito degli accordi con Moratti si è accollato i 170­-180 milioni di debiti ma li ha ristrutturati con una tecnica mai vista in Italia (e replicata dalla Roma): niente garanzie personali ma i beni dell’Inter in pegno alle banche in cambio di 230 milioni. Ha evitato ulteriori versamenti in conto capitale prestando somme in più tranche (la prima a maggio 2014, l’ultima ad aprile 2015) per un ammontare di 108 milioni, a un tasso tra l’8 e il 9,5%. È stata così garantita la continuità aziendale ma sul solco di un piano di risanamento-sviluppo che è stato molto più accidentato di quanto Thohir potesse immaginare”.

3. Debiti.  “C’è chi comincia a temere davvero per le sorti del club – scrive oggi La Repubblica – e pare che lo stesso Moratti, detentore di quasi il 30% delle quote e di un interismo a tutti noto (l’ex presidente continua a parlare di Inter con chiunque, sempre, ogni giorno, senza sosta), sia preoccupatissimo, perché poi in questi due anni l’indebitamento con le banche e con lo stesso Thohir, che ha prestato già un centinaio di milioni all’Inter, è lievitato“.

 

4. Nomine. Con l’ex Manchester United Michael Bolingbroke sono arrivati ben 17 nuovi dirigenti (l’ultimo è Gardini, nel Cda di oggi).

5. Stadio. Gli investimenti alla Pinetina hanno segnalato un tentativo di patrimonializzare la società, che si sarebbe però compiuta veramente solo con lo stadio di proprietà: il sogno di un San Siro nerazzurro, con relativo progetto da 150 milioni, giace ancora nel cassetto e in questo caso è giusto dire che l’Inter si era mossa per tempo e – a quanto pare – anche in maniera spedita, ma a creare problemi è stata la coabitazione con il Milan. Oggi – ricorda La Repubblica – si terrà un nuovo incontro con Barbara Berlusconi e il Milan, ma nel frattempo i fornitori lamentano ritardi nei pagamenti e in assoluto non si vede la luce.

6. Ricavi commerciali. Thohir pensava che sarebbe stato più facile trasformare l’Inter ma ha sbagliato a confidare in un business plan troppo audace. Il piano prevedeva circa 10­-15 milioni di ricavi commerciali in più per il 2015­-16 e 20-­25 milioni dal 2016-­17. Attese deluse e riflessi non indifferenti sul conto economico e nella cassa.

7. Fair Play Finanziario. L’Inter dovrà chiudere questa stagione con un deficit massimo di 30 milioni. Se l’Inter sforerà i ­30 milioni dovrà pagare la multa «congelata» di 14 milioni. Ma se andrà oltre i ­40 milioni, allora l’intero accordo con l’Uefa verrà rimesso in discussione e le sanzioni potrebbero essere più pesanti. E il prossimo anno, con la tagliola dei «pagherò» del mercato e il rischio di un’assenza dalla Champions, il pareggio di bilancio chiesto da Nyon sarà una chimera. A meno di ricche plusvalenze.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting

1 COMMENTO

  1. […] Calcio e Finanza añade que habría 7 razones por las que el asiático se podría estar planteando abandonar la presidencia del Inter: en primer lugar, la dificultad para clasificarse a la próxima Champions League, pues el bache de rendimiento ocasionó una descolgada del primero al quinto lugar en pocas fechas. Segundo, el aumento en la inversión necesaria para sacar a flote el equipo; tercero, las deudas que ha adquirido el club con bancos e inclusive con él mismo; cuarto, el aumento de gastos de nómina; quinto, la dificultad para tener estadio propio, que era el modo en que se esperaba poder capitalizar el club; sexto, el no cumplimiento de metas por ingresos comerciales; y séptimo, el déficit con el que cerraría la temporada, de hasta más de 30 millones de euros, que podría atenuarse si se logra el milagro de clasificar a la Champions League. […]

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