Ritorno decadute Parma Piacenza Venezia – La prima è stata il Piacenza, ieri il Parma e la settimana prossima può toccare al Venezia: tutti club che condividono un passato in Serie A e un presente (più o meno temporaneo) tra i dilettanti. Tra loro, la storia più celebre è quella del Parma: la stagione scorsa, guidati da Roberto Donadoni, i ducali militavano nella massima serie italiana. Poi il caso-Parma, i pasticci nel cambio di proprietà, l’arrivo di Gianpiero Manenti e il fallimento: Serie D. Ieri, dopo un girone tra i dilettanti dominato dalla prima giornata, il ritorno tra i professionisti. Il prossimo anno, il Lega Pro, ci sarà sicuramente anche il Piacenza e molto probabilmente il Venezia: ai lagunari manca un solo punto con tre match-point a disposizione.
Dal punto di vista societario, l’esperienza più interessante è quella di Parma. All’indomani del fallimento una cordata di imprenditori, tra i quali Guido Barilla, ha fondato una newco in grado di far risorgere il calcio in città. Nessuno sopra il 50% e presidenza a Nevio Scala, storico mister che portò i ducali molto in alto negli anni di Callisto Tanzi – stagioni costate poi caro, sia al club che alla città. Al fianco dei sette ‘grandi’ azionisti ci sono 131 tifosi e 17 piccole imprese locali. Il modello è quello tedesco e in due parole si sintetizza in ‘azionariato diffuso’.
Venezia, invece, per risorgere ha dovuto percorrere la strada opposta: non imprenditori locali, ma una cordata di azionisti americani. Il collante un manager con origini italiane, Joe Tacopina, vecchia conoscenza del soccer made in Italy: dopo essere stato tra i protagonisti della prima Roma americana e dell’arrivo di Joey Saputo a Bologna, Tacopina nell’ottobre 2015 è diventato il presidente del Venezia Football Club. Gli sono bastati pochi mesi per raggiungere quello che è ormai il prossimo traguardo: la Lega Pro e il ritorno tra i professionisti. Al suo fianco, dirigenti molto esperiti e tra loro un ds con un curriculum notevole: Giorgio Perinetti. Il modello di business è chiaro: finanziarsi al 33% con i diritti tv, al 33% con il merchandising e al 33% con i proventi da botteghino. Per farlo, però, bisogna presto scalare le classifiche inferiori e arrivare presto in A – o almeno in Serie B.
La squadra dei record, però, è il Piacenza. Novanta punti quest’anno tra i dilettanti e promozione conquistata con svariati turni di anticipo nel girone B. Dopo i gloriosi anni a cavallo tra i due Secoli, con la squadra al 100% composta da italiani, la società emiliana ha subito un lento declino e il cammino per la rinascita è stato piuttosto complicato. Il 19 giugno 2012 il Piacenza ‘storico’ era scomparso definitivamente, e da lì è partito un vero calvario tra i campetti della provincia emiliana: Promozione, Eccellenza, Serie D dall’annata 2013-2014. Da domani Lega Pro, poi chissà.